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Vinyan

Regia di Fabrice Du Welz vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Vinyan

di Baliverna
7 stelle

Una coppia, cercando il figlio disperso, scende a poco a poco all'inferno.

*** ANTICIPAZIONI !!! *** E' sicuramente un'opera degna di nota, benché lievemente imperfetta. Gli elementi di maggiore interesse sono secondo me l'ambientazione originale con la sua l'atmosfera, e la lenta trasformazione della realtà in incubo.

All'inizio ci troviamo in un mondo simil-polanskiano, infido e misterioso. La parte del viaggio sembra infatti per buona parte sotto la stella di Polanski, perché un'ambientazione come quella si trova appunto nei film di del grande regista: confusione, mancanza di punti di riferimento, un'orribile mondo notturno, l'essere in balia di una situazione intricata e misteriosa, eventi importanti non spiegati (la loro guida freddata da un suo collega sulla spiaggia), la violenza improvvisa e inaspettata.

Va anche detto che il regista è abile nel presentare fin da subito la ricerca del bambino come... non benedetta da Dio. Lo è anche nell'insinuare dubbi sulla sanità mentale della donna, la quale probabilmente ha subito un trauma troppo tremendo per le sue forze. Se prima la sua è forse solo una visione della realtà distorta dal dolore e da una speranza che non vuole morire, poi la sua psiche appare via via più compromessa, fino a sgretolarsi nella follia. Se però lei non è in grado di distinguere il desiderio dalla realtà, il marito lo è, e commette una sbaglio quando all'inizio decide di intraprendere il viaggio per accontentarla. Una volta entrato nel vortice pure lui, perderà il controllo della moglie e degli eventi.

Non so se la Beart abbia simulato di essere così triste, sbattuta e sfiorita; lo è in modo così convincente che il dubbio viene. Da una parte sembra portare bene l'età, ma dall'altra appare sciupata come non mai. La sua interpretazione mi è sembrata buona, migliore di quella del comprimario, che è un po' inespressivo.

L'atmosfera di disperazione e di egoismo che viene rappresentata è una credibile conseguenza dell'immane disastro che veramente colpì quelle popolazioni.

La progressiva precarietà del viaggio, dove tutto dice “lasciate perdere!”, e la sua trasformazione in un incubo mi sono piaciute, quasi fino alla fine. Lì, secondo me, c'è qualche problema. E' come se il regista si lasciasse trasportare un po' troppo dalla situazione e perdesse il controllo del film. I bambini abbruttiti e inselvatichiti va bene, ma perché la circondano in quel modo così strano e la palpano in modo altrettanto strano? E' diventata una di loro, o ne sarà presso la vittima?

Insomma, il finale mi è sembrato un po' stonato e confuso.

In ogni caso è un film da vedere, almeno per chi ama le atmosfere e le situazioni da incubo.

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