Regia di Robert Wise vedi scheda film
Storia vera di Rocco Barbella, cresciuto in un ambiente disastrato, passato da un istituto di correzione all’altro e diventato un campione di pugilato col nome di Rocky Graziano. Parabola esemplare sulla realizzazione del sogno americano, ossia su un individuo che si afferma solo grazie alle proprie capacità lottando contro forze ostili (qui incarnate da un manager disonesto, che ricatta Rocky minacciando di rivelare il suo passato). Oggi appare inevitabilmente risaputo, ma sospetto che già per i canoni dell’epoca fosse un po’ troppo ‘pulito’: non posso fare a meno di confrontarlo con un film analogo ma senza lieto fine come L’idolo delle folle (1942), mentre questo si chiude con la conquista del titolo mondiale (appena attenuata dalla consapevolezza che il successo non durerà per sempre). Discutibile la scelta di un wasp come Paul Newman per interpretare un italoamericano, ma altrettanto innegabili i suoi sforzi per risultare convincente. All’inizio Rocky si comporta come un selvaggio, senza rispetto per nessuno (tranne la mamma), ma il suo cambiamento avviene in modo così graduale da essere credibile: prima capisce che fare a pugni può servire per guadagnare soldi anziché per procurarsi guai, poi si ammorbidisce nei primi goffi approcci con la futura moglie, infine acquista un vero senso di responsabilità con tutto ciò che comporta (allenarsi per vincere, prendersi cura di una famiglia).
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta