Regia di Jan Sverak vedi scheda film
I cosiddetti film delicati, leggeri, politically correct, digeribili direttamente sulla poltrona del cinema, che non danno noia ma elargiscono asettica letizia, che non creano imbarazzo ma aloni impalpabili di serena fruizione... me stanno un pò a stufà!! Vuoti a rendere rientra in questa fascia indolore, insapore, incolore anche. Le scenette che sai già come finiscono quasi prima che inizino, gli scambi dialettici direttamente trasposti da Cripstac e Petrectec di Zelig, i sogni proibiti dèja vu del dèja vu, le trasparenze voluttuose, la Moldava controsole, il castello in lontananza, dissolvenza quasi, che te lo fanno scorgere col contagocce tra palazzacci ed incroci di disadorna periferia praghese, le comparse che fanno tenerezza, d'accordo, ma metterci su un film e spacciarlo pure per grande, per favore!... e vogliamo parlare delle risate fragorose in sala? Dove al massimo collochi garbati sorrisi... ma non vorrei aprire un dibattito sulla liceità dello sghignazzo, ad ognuno il suo, ma sinceramente non mi riconosco in cotanto pubblico ne in cotanta cedevole storia, se non per la fragilità dell'argomento e dell'argomentarlo che, come ripeto, si digerisce direttamente in poltrona e quando stai uscendo dal cinema quasi ti chiedi cosa sei andato a vedere... divento insofferente... sarà l'età...
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