Regia di Eric Brevig vedi scheda film
Pomposo e spumeggiante remake del film del 1959 di Henry Levin, che differiva parecchio per stile e trama.
Quest’opera, invece, si distingue per trarre molto liberamente ispirazione dal capolavoro di Jules Verne, portando il fantasy all’eccesso.
Le tante peripezie della storyline sono adrenaliniche e trascinanti, ma anche dense di surrealismi che rasentano l’assurdo… una vera e propria accozzaglia di situazioni improbabili o che violano ogni legge fisica: lo zio che coinvolge il nipotino di soli 13 anni in un'avventura che nemmeno Indiana Jones si sarebbe mai sognato d'intraprendere; i tre protagonisti esploratori che durante una caduta chilometrica e velocissima riescono addirittura a parlare tenendo dei dialoghi senza avere la men che minima difficoltà a respirare e che alla fine scivolano in acqua senza neanche perdere i sensi; i piranha volanti che vengono respinti a colpi di mazza dagli stessi protagonisti che ne sembrano divertiti anziché terrorizzati; il cellulare del ragazzino che riceve ancora il segnale della rete anche a mille e mille miglia al di sotto della crosta terreste e l'esistenza, lì, di creature preistoriche ancora vive... insomma, sembra di essere dentro a un videogame.
Padroneggiano gli effetti speciali e grafici delle tecniche tridimensionali e un umorismo smaccato in tante scene e dialoghi.
Lo show offerto intrattiene e incuriosisce un pubblico per lo più giovanile, a cui i dettagli di una certa logica probabilmente sfuggono o interessano poco.
Come prodotto cinematografico sembrerebbe adatto a essere proiettato in 3D nelle sale dei parchi della Disney. Del resto, la presenza di Brendan Fraser come attore protagonista lascia comprendere sin da subito che non si avrà a che fare con un film serio, ma con la solita minestrina ricca di azione, di avventura, di una puerile comicità e di una banale e scontata vena di romanticismo.
Fraser è sicuramente a suo agio in pellicole come queste. Il ruolo che interpreta sembra scritto apposta per lui, che ha questo raro “talento” di trasformare un film d'avventura in un luna-park...
I remake di classici che hanno fatto la storia del cinema, con lui, infatti, diventano delle conclamate farse.
E dopo un’ora e mezza di visione, arriva l’immancabile happy-ending, con la sorpresa di un bellissimo uccellino (souvenir che i nostri eroini porteranno inavvertitamente con loro, sopra la crosta terrestre) che delizierà gli spettatori con il suo volo fuori dallo schermo.
Buona la suspense, ritmo costante, regia squisitamente dilettantesca, personaggi un tantino strampalati, fotografia limpida e d'impatto, ambientazioni quasi fiabesche e scenografie a volte cartoonesche e oniriche.
Di sicuro, questo è uno di quei film che gli spettatori esigenti che non amano le paradossalità e gli stili fumettistici, dovrebbero evitare come la peste.
Nel complesso, se lo si guarda senza pretese e consapevoli di cosa ci si debba aspettare, lo spettacolo potrà anche piacere.
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