Regia di Daniele Vicari vedi scheda film
Pinocchio, chi era costui? La fiabetta moralista di Collodi viene reinterpretata dal senatore Pd Gianrico Carofiglio (autore del romanzo da cui il soggetto) e dal fratello Francesco, che scrive la sceneggiatura insieme al regista ed a Massimo Gaudioso. Per essere il solito lavoraccio fatto in famiglia e senza idee (insomma: all'italiana), non c'è nemmeno male: Vicari sa sfruttare le cupe atmosfere decadenti della trama e tradurle in inquiete (prima ancora che inquietanti) immagini anche grazie alle luci e alla fotografia di Gherardo Gossi; Germano e Riondino sono una coppia ben assortita e la scena di sesso brutale-passionale fra Germano e la Caselli non passa inosservata e sarebbe capace di stuzzicare le fantasie di un santo (in sostanza manca solo la penetrazione). Tutto, ad ogni modo, si riconduce alla storiella di Collodi, ma senza il lieto fine: un Pinocchio moderno che viene traviato dal cattivo amichetto lucignolesco e conosce la perdizione, gli abusi, la violenza. E, al contrario dell'originale, se ne compiace. Se il passato è una terra straniera (prendere una nuova strada, completamente diversa dalla precedente, per rinnegare la propria storia), per il cinema italiano il presente è un campo minato; questo lavoro di Vicari è, sì, grazioso esteticamente e ben recitato, ma pure piatto e prevedibile nella trama, ovverosia non è assolutamente in grado di lasciare un segno. 5/10.
Bravo ragazzo conosce ad una festa un coetaneo simpatico ed affascinante, ma non esattamente 'pulito': comincia una frequentazione che porta il primo nel mondo delle bische clandestine, dello spaccio e consumo di droga, della malavita organizzata ed infine a stuprare una ragazza.
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