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Wolfman

Regia di Joe Johnston vedi scheda film

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Paul Hackett

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La recensione su Wolfman

di Paul Hackett
4 stelle

Siamo nel 1891: l'attore Lawrence Talbot ritorna dall'anziano padre nell'avita magione persa tra le brughiere inglesi per indagare sulla misteriosa morte violenta del fratello, dilaniato da una belva feroce che si rivelerà essere un licantropo. Ferito dal mostro, Lawrence verrà infettato dalla stessa maledizione e scoprirà inconfessabili segreti familiari. Remake del classico "The Wolf Man" del 1941 (del quale cita apertamente l'indimenticabile make-up ad opera di Jack Pierce che trasformava Lon Chaney in un credibilissimo versipelle), la pellicola di Joe Johnston è uno strano ibrido che da un lato omaggia apertamente l'horror classico con lusureggianti scenografie gotiche e ambientazioni alla Tim Burton, dall'altro tenta un approccio decisamente più moderno, imprimendo abbondanti dosi di splatter e violenza esplicita alla vicenda narrata. Non troppo convincente la sceneggiatura che procede per accelerazioni e rallentamenti, appesantendo con riferimenti edipici una storiella poco fantasiosa. Abbastanza inadatto al genere, comunque, il regista e nettamente fuori ruolo Benicio Del Toro, svogliato e francamente improponibile, con i suoi colori latini, nel ruolo di un compassato figlio d'Albione. Sprecata Emily Blunt, ormai abusato Anthony Hopkins. Poca roba: due stelle.

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