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Lanterne rosse

Regia di Zhang Yimou vedi scheda film

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La recensione su Lanterne rosse

di LAMPUR
6 stelle

I pedoni occupano rispettivamente la seconda e la settima traversa, mentre i pezzi prendono posizione nella prima e nell'ottava traversa. A partire dai due angoli, in modo simmetrico, ogni giocatore posiziona torre, cavallo e alfiere e, per concludere, la donna, sulla casa del proprio colore rimasta libera, e il re nella casa di colore opposto
 
Riproduzione di elementare impianto di vita socialmente classista della Cina imperiale, in algido e compìto ambito geometrico.   Una visione tridimensionalmente scacchistica, dove ogni mossa è legata alla tradizione ed a regole ancestrali: quarta signora visita prima casa. Prima signora ovviamente ci sforma. Seconda signora sorveglia le mosse in seconda casa. Il re muove sull'intera scacchiera in teorica padronanza assoluta, schiavo, in realtà, delle sue stesse regole. Esploriamo cosi, per mano del futuro autore di smaniosissime foreste dai pugnali volanti, Zhang Yìmòu,  il mondo del concubinato regolato da tradizioni millenarie che vedono il signorotto in questione spassarsela ogni sera con una moglie diversa segnalata alla bisogna, appunto, da lanterne rosse appese dai servi all'uscio della prescelta.
 
La donna può scegliere ad ogni mossa se muoversi come un alfiere o come una torre, eccettuato il fatto che non può, a differenza di quest'ultima, prendere parte all'arrocco. L'alfiere può muoversi su una qualunque casa della stessa diagonale rispetto a quella in cui si trova, ma non può cambiare mai il colore delle case su cui si trova.
 
Confezionato con apparente e laccata eleganza, tutta volta a sottolineare tempi scanditi con un metronomo arrugginito, passiamo in rassegna tutto lo scibile delle povertà umane, dall'invidia alla gelosia, dalla cattiveria al tradimento, dall'inganno alla crudeltà. E tutte coltivate in ambiente claustrofobico che agevola follie, crucci e ripicche.
 
Minuscoli privilegi e svariati dispetti sono alla base del quotidiano (soprav)vivere della piccola comunità semimonastica, i rari interventi esterni (medico di famiglia, figlio del dinastico) saranno causa di ulteriori squilibri, mosse azzardate e catenacci ardimentosi.
Il microcosmo si alimenta indispettendosi e specchiandosi tra superstizioni, mini regolamenti di conti, wudù casarecci e ferrei riti cerimoniosi che sottolineano le settorizzazioni di casta, le relazioni spersonalizzanti e gli sgarri al protocollo    
 
Il pedone è il solo pezzo che cattura in maniera differente da come muove. Può catturare un pezzo nemico se si trova su una delle due case poste diagonalmente in avanti rispetto alla sua casa di partenza ma non può muovere in queste case se esse sono libere (e neanche accenderci lanterne senza marchio ufficiale del Burattinaio Capo)
 
La giovanissima Songlian (una splendida Gong Li) capiterà nell'isola felice come la classica zeppa intralcia-meccanismi e tra massaggini ai piedi e voglia di tenersi tutte le notti il concubinante in camera, esaspererà (esasperandosi) la maggior parte degli oliati ingranaggi facendo saltare la mosca al naso anche ai più innocui servitori e riducendosi, in breve tempo, da titolare "accreditata" a ruota di scorta ciancicata, a tutto vantaggio di una bamboletta finta che subentrerà a fine pellicola per ristabilire priorità e regolarità. La quinta signora euchessina.
 
Lo scacco matto segna la conclusione della partita con la sconfitta del giocatore che lo subisce. Lo “scacco” invece è l'attacco (parabile) che un pezzo avversario porta al re. Non è necessario che lo scacco venga annunciato verbalmente.
In alcuni casi è possibile - come narra metaforicamente il film - che la regina rimanga in fase di stallo subendo, lei, scacco e diventando, inesorabilmente, matta.
 
 

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