Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film
Ancora nel 2004, nel libro "Contro tutti i nemici", di Robert A.Clarke, ex-funzionario CIA, peraltro documento interessante, che non faceva esattamente un bel quadro dell'amministrazione Bush dopo l'11 settembre, si menziona Ernesto "Che" Guevara come terrorista. Il fatto che una produzione americana(a metà con la Spagna, d'accordo, ma firmata da un regista non estraneo alle grandi produzioni da alti incassi) racconti l'avventura umana e storica di una figura tra le più carismatiche e imponenti del secolo da poco concluso è quindi abbastanza singolare:premiato a Cannes per l'interpretazione di Benicio Del Toro,che ha tra l'altro una forte rassomiglianza con Guevara ( io comunque ho sempre pensato che lui e il giovane Sean Connery si assomigliassero tanto,specie nell'espressione), il film lungo quattro ore è stato diviso in due parti, denominate "L'argentino" che porta sullo schermo la vittoriosa revoluciòn a Cuba, e "Guerrilla", che vede il Che tornare dall'Angola e provare a portare la rivolta in Bolivia, dove incontrerà una morte inflittagli slealmente. Soderbergh, al quale va riconosciuto un eclettismo non comune a Hollywood, realizza un'opera che non dimentica lo spettacolo, con un'asciuttezza che sfugge ogni enfasi retorica: nella rappresentazione di un uomo mai allineato, di un rigore morale che lo indusse a lasciare un più comodo ruolo di potere per dedicarsi fino alla fine all'utopia della rivoluzione, senza mai dimenticare gli ideali che lo avevano spinto a cercare di cambiare uno status marcio delle cose, "L'argentino" si conclude nel miglior modo possibile. E cioè lasciando lo spettatore con la voglia di vedere prima possibile il secondo segmento.
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