Regia di Michael Haneke vedi scheda film
Diciamolo subito, anche per fare un servizio di pubblica utilità: «Piuttosto che dedicarmi a una creazione del tutto nuova, mi sono divertito a ricreare qualcosa che fosse il più identico possibile al modello già esistente». I pensieri e le parole sono di Haneke, tornato dieci anni dopo sul luogo del delitto per rifare, scena per scena, però in inglese e con un buon cast, la sua grottesca favola crudele. Come dire che più che un remake, questo Funny Games “alla seconda” è un film allo specchio, in fotocopia, tanto che per ripicca verrebbe voglia di fare il copia/incolla della recensione già pubblicata all’epoca. C’è tutto, non manca niente, a cominciare dalla famigliola alle prese con un tranquillo weekend di terrore. La tensione sale e si dilata molto oltre le regole e le convenzioni, l’insostenibile leggerezza della prevaricazione, gli sguardi in macchina, l’effetto straniante del rewind e della narrazione che non lascia scampo a nessuno, meno che mai ai protagonisti. Sadico esercizio di stile sull’etica ed estetica della violenza, ecologia del delitto, lucida follia che non lascia il tempo di togliere gli occhi dallo schermo, proprio per costringere al confronto con l’orrore in modo nitido e netto. Un po’ come succedeva ad Alex, nel citatissimo (a scopo promozionale) Arancia meccanica, quando era sottoposto alla cura Ludovico. Commedia nera e rosso sangue con due killer in guanti bianchi che sono maschera e macchietta del male e della sua rappresentazione. Il film originale non aveva raggiunto il pubblico cui era destinato, dunque il senso dell’operazione, furbetta finché si vuole, pleonastica sicuramente, sta proprio qui: nel restituire alle platee anglofone un po’ della loro ultraviolenza pop, genere di consumo come il popcorn. «ll film è destinato a quelli che non hanno visto l’altro Funny Games. È la sua principale ragione di esistenza. In ogni caso penso che gli spettatori che conoscono la prima versione possano comunque apprezzare la seconda, e divertirsi a metterle a confronto». Divertirsi?
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