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Funny Games

Regia di Michael Haneke vedi scheda film

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GARIBALDI1975

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La recensione su Funny Games

di GARIBALDI1975
8 stelle

Michael Haneke invita agli incubi. Vi presenta il PEGGIO della natura umana. Prende il sangue dello spettatore e lo infila nel congelatore. Funny Games (2007) è inquietante e straziante.

 

 

L'autore austriaco girò il primo Funny Games nel 1997, con Susanne Lothar e Ulrich Mühe e ora dieci anni dopo ci dà un remake americano con Naomi Watts e Tim Roth. E' pressoché lo stesso film, cosicché chi ha visto l'originale saprà esattamente cosa aspettarsi. 

 

 

Una giovane famiglia di alta borghesia composta dalla moglie Anna (Naomi Watts), marito George (Tim Roth) e il loro ragazzino Georgie, arrivano alla loro villa sul lago con al rimorchio una barca a vela e con l'intenzione di giocare a golf insieme ai vicini di casa, loro amici. Tutto è sereno e perfetto. Finché si presenta alla porta di casa un giovanotto, Peter (Brady Corbett), chiedendo ad Anna in prestito delle uova per la vicina di casa. Anna non può rifiutarsi di essere cortese, pur essendo irritata e inquieta dall'atteggiamento arrogante del giovane .  Dopo che Peter -di proposito- fa cadere le uova, inizia manifesta un carattere minaccioso e insistente che porta ad un confronto originale con la padrona di casa. Presto a Peter si unisce il suo amico Paul (Michael Pitt), raggiunti a loro volta da George e suo figlio.

 

 

I due inaspettati ospiti iniziano a modificare il loro linguaggio corretto e cortese con la intimidazione, per poi scatenare brutali atti di violenza, sottoponendo la famiglia ad una serie di prove terrificanti. La violenza è acuta, la paura realistica, il terrore palpabile. Anna, Georg e il loro piccolo sono terrorizzati da questi psicopatici dall'aria aristocratica, ben allevati nei loro pantaloncini puliti e nei loro guanti bianchi da golf. La loro violenza non ha senso, né c'è una ragione logica nelle loro azioni, se non un debole per la tortura psicologica. Paul gode nel potere di prevaricare tutti gli altri, anche nell'usare il suo compagno come un burattino . La paura si nutre di paura e l'attesa cresce all'interno del corpo della trama come un cancro.

 

 

Haneke presenta il volto inaccettabile della natura umana ... IL PEGGIO. Senza una coscienza, l'uomo ha la capacità di dominare qualsiasi cosa, superando le convenzioni può fare tutto ciò che vuole. Peter e Paul sono dei giocatori, anzi dei battitori liberi. Scrivono le regole e distribuiscono le sanzioni. Il film parla di umiliazioni e torture. Non è un film con scene di isteria. La sua silenziosità lo rende più spaventoso. Quando il mostro è fuori di vista, dove si trova? Sta guardando? E l'altro? Perché è seduto e sorride? Molti esperti hanno ipotizzato che il pubblico di massa è diventato così assuefatto ai film che contengono scene di violenza che abbia cominciato a perdere la capacità di avvertire orrore ed empatia. Quanto sia vero, non so giudicarlo.

 

 

Nel film non ci sono veloci riprese, nessun sottofondo musicale, niente effetti digitali. C'è il marchio di fabbrica di Haneke: scene lunghe, angoli ampi e telecamere statiche che catturano l'azione. Le torture sono tutte fuori campo.

Funny Games è coinvolgente a livello viscerale, è una esperienza sia terrificante che avvincente.

 

 

Le convenzioni sono capovolte, il cattivo Paul in alcune scene -in modo assurdo- parla direttamente allo spettatore, trattandoci letteralmente come dei voyeur. Haneke usa questa tecnica per mettere in discussione quello che sta succedendo, per spingerci a confrontarci con la scena e i malvagi di turno, specialmente quando si rompe dalle norme previste. Egli ci sfida a guardare e a chiederci perché lo facciamo. 

 

 

Questo è un film lontano dal 'cinema popcorn', spensierato, Haneke, ancora una volta, offre un cinema intellettuale, stimolante e di pregevole valore artistico.

 

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