Regia di Eric Valette vedi scheda film
Sbiadito remake di "The call".Niente di nuovo.
Una nenia infatile parte dal cellulare e annuncia un messaggio registrato, che prevede con assoluta precisione cronologica la morte di chi lo riceve, cosi si avvia una catena di morti violente ,tutte preannunciate dallo stesso tipo di messaggi, con la stessa inquietante suoneria.Indagano su questo fenomeno il giovane poliziotto, come da copione all'inizio scettico,ma poi pronto a credere alla pista soprannaturale, Jack Andrews, la cui sorella è morta in circostanze incomprensibili ,insieme alla studentessa di psicologia Beth Raymond,che nasconde un traumatico passato.Verranno a galla storie di abusi familiari e fantasmi di bambini piuttosto aggressivi,attraverso il dipanarsi di una storia che procede,come da abituale clichè, con tutto il solito campionario di espedienti orrorifici, cigolii e rumori improvvisi ,millepiedi rivoltanti che infestano stanze putride, bambine con lo sguardo perso nel vuoto, pupazzi animati con maschere inquietanti, cadaveri divorati dai vermi, morti spettacolari e ombre che irrompono all’improvviso per poi scomparire, addirittura uno sciagurato tentativo di esorcismo, teletrasmesso da parte di un improbabile predicatore tv.
Sbiadito remake della pellicola The Call di Takashi, maestro dell'orrore morboso j-horror,è privo della morbosa bizzarria del brillante regista di Osaka,che fu capace nell'originale, di mescolare con efficacia la esotica spiritistica orientale con la tecnologia entrata da tempo nell’uso quotidiano,temi già trattati efficacemente tra l’altro in pellicole quali “Ringu” e “Phone”. Eric Vallette, invece, esplicita ogni passaggio, rendendo la trama lineare e prevedibile e per questo meno inquietante.
Horror americano ,remake di un horror giapponese e diretto da un regista francese, poteva essere un indovinato prodotto della globalizzazione del cinema,che in teoria dovrebbe esprimere una produzione più ricca artisticamente, invece, come spesso accade,ricicla fortunate tematiche, riducendo tutto al solito esercizio di stile, all'ennesimo utilizzo di un canovaccio riuscito,che per ovvi motivi commerciali, spinge il regista e la produzione a riproporlo, per spremere quanto più possibile l'idea di base, fino a svuotarla d'interesse,
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta