Regia di Chris Marker vedi scheda film
Una piccola follia, questo Sans soleil, pseudo-documentario (perchè contiene anche scene appositamente girate) che prende il titolo da una composizione di Musorgskij: un viaggio attorno al mondo per ricordare l'impossibilità di ricordare, per descrivere l'inettitudine alla descrizione, per spegnere qualsiasi velleità narrativa, artistica, riflessiva in una sola, grande opera magnificamente auto-implosiva. Sans soleil è sostanzialmente la storia di una storia impossibile a farsi, la perpetua e vana rincorsa di un regista dietro a un'immagine, da lui percepita come il perfetto quadro della felicità (tre bambini, in un prato islandese, giocano sorridenti), una rincorsa che fa tappa in tutto il mondo: Giappone, Africa, Francia, Stati Uniti, Islanda di nuovo, per concludersi in un mortificatorio senso di arresa, di impotenza non soltanto artistica, ma esistenziale. Tutto questo viene raccontato in terza persona da una voce fuori campo di donna, che è quella di Florence Delay (la Giovanna d'Arco di Bresson, vent'anni prima), mentre la testimonianza originaria sarebbe stata vissuta - lo si scopre nei titoli di coda - da tale Sandor Krasna: che è uno pseudonimo, in realtà, di Marker. Più lineare e quindi più incisivo di Godard, ma altrettanto delirante e masturbatorio (pur senza l'insistente desiderio di apparire tipico dell'altro), il cineasta di La jetée, che si è sempre voluto tenere al di fuori delle polemiche e delle classificazioni, è in realtà molto più 'nouvelle vague' di tanti esponenti del filone; Sans soleil non a torto viene annoverato fra i suoi titoli principali e non va dimenticato che Marker si occupa nel film anche di fotografia e montaggio. E le musiche sono di nientemeno che Michel Krasna, presentato quale figlio di Sandor: l'ennesimo pseudonimo di Marker, che neppure è il suo vero nome (quello all'anagrafe è Christian François Bouche-Villeneuve). Tutto questo non è assolutamente ininfluente: la dissimulazione, il mascheramento, l'affabulazione, l'intreccio indissolubile di reale e finzione sono tutti punti di riferimento del discorso che in Sans soleil si snoda, che non a caso già sul piano narrativo si pone a due livelli: quello della voce narrante (livello indiretto) e quello del protagonista (livello diretto, reale partecipe concreto delle vicende raccontate). Fra illuminazioni estemporanee, constatazioni, dichiarazioni e riflessioni varie, c'è anche tempo per una citazione di Vertigo, La donna che visse due volte (Hitchcock), presentato come il film che maggiormente ha saputo indagare sulle potenzialità reali della memoria umana. Perchè la memoria stessa è inganno e mistificazione: non esiste a tutti gli effetti, perchè i ricordi riscrivono la storia, non la rivivono. 7,5/10.
La voce di una donna racconta le esperienze tramandatele per via orale o via lettera da un amico che ha viaggiato in tutto il mondo alla ricerca di un'immagine che potesse ricordargli la felicità. Ma invano.
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