Regia di Roska Oskardóttir vedi scheda film
Il bollino della sperimentazione non dovrebbe servire (neanche insieme al pretesto di un presunto impegno politico, come in questo caso) per sdoganare prodotti che sono frutto dell'arbitrarietà oppure sono edizioni del "nulla" in formato cinematografico. Al contrario, chi ha la pretesa di sperimentare si rende ancor più debitore di una giustificazione, visto che ogni esperimento che tale si possa definire trae origine da un preciso spunto, teorico o pratico, e si pone un obiettivo. In questo film le connotazioni più evidenti sono, invece, il pressappochismo e la mancanza di tecnica e di qualsiasi traccia di ispirazione artistica. È degno di nota soltanto il frammento di cronaca dedicato al ricordo della strage di manifestanti compiuta durante uno sciopero a Reggio Emilia, nel 1960. Il resto è un confuso farfugliamento pseudo-ideologico sulla lotta di classe, affidato all'improvvisazione di alcuni membri del "collettivo di Fabbrico" dall'eloquio non proprio scorrevole. A rendere pressoché incomprensibili i dialoghi, in cui spesso più personaggi parlano contemporaneamente, concorrono, oltre alla scarsa qualità dell'audio, anche la mescolanza di italiano e francese e l'inopinata idea di sovrapporre ad essi i commenti di una voce fuori campo, la musica della colonna sonora o, addirittura, gli assordanti rumori del traffico e di un cantiere edile. Questo film vorrebbe essere un documento d'epoca, ma è estremamente povero di contenuti e decisamente troppo scalcinato.
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