Regia di Jorge Sánchez-Cabezudo vedi scheda film
E come potevamo noi cantare col piede straniero sopra il cuore. E come potevamo noi stare, col piede straniero sulla nostra terra, invece, è solo una parafrasi di quelle belle parole del poeta. Sembra che il regista Cabezudo conosca la poesia di Quasimodo, ma anche Verga. Perché La notte dei girasoli è tutto quanto accade in poesia e in prosa. Ma al cinema.
Il pretesto è una storia semplicissima: quella di due speleologi, Pedro ed Esteban, che hanno deciso di andare ad esplorare una caverna all'interno di una montagna per verificarne l'interesse scientifico. Insieme a loro parte anche Gabi, la fidanzata di Esteban, che li aspetta ai piedi della montagna. Al ritorno dalla spedizione i due speleologi trovano sconvolta la ragazza che racconta di essere scampata ad un tentativo di violenza da parte di uno sconosciuto, probabile venditore di aspirapolvere. Sulla via del ritorno i tre si imbattono in un uomo che Gabi dice di riconoscere come il suo molestatore.
L’opera di Cabezudo è densissima e scandagliata in sei capitoli, per ognuno un protagonista. L’ordine temporale è un surplus, rispetto alla banalità della fatalità, che come una dea sovverte ogni luogo e ogni parte dell’umanità. Finanche i girasoli sono scon-volti e ritorti di contro al sole. Perché vivono della notte. Tutto è come una sorta di verità apparente, compresa la scena iniziale del film, che serve quasi a depistare a volgere lo sguardo altrove. Lo spettatore-girasole.
E’ chiarissimo, sin dalla prima inquadratura che Cabezudo è più solido di certi scrittori-avvocati-magistrati-attori-cantanti-pasticceri-ecc. di noir. Lui, come i citati di prima, non solo conosce le armi del mestiere, ma di suo ha un qualcosa in più (che i citati di prima non hanno): gira con una profonda conoscenza di quei meccanismi dell’oscuro, per cui il gesto di uno, “l’hombre del motel”, scatena le reazioni degli altri. Tale gesto è solo l’inizio di un’escalation in cui chi si arranca sulla scala dei valori è colui che è maggiormente capace di efferati gesti di violenza e di corruzione morale. Tutti vivono in un paese il cui governo è affidato al Fato: i contadini, i borghesi, i poliziotti, il violentatore, il matto del villaggio, le donne, finanche i girasoli. Come fossero soltanto Uno, ma anche Nessuno e se contati in Centomila a vivere la condizione di disperati della solitudine. Infatti, di ognuno di essi, il regista ci mostra i diversi punti di vista.
Grande cinema quello di Cabezudo, capace di combinare la tragedia verghiana, la poeticità ermetica e il fascino di chi da giovane regista emergente, promette giorni migliori.
Giancarlo Visitilli
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