Regia di Emir Kusturica vedi scheda film
C’è chi lottava, ai tempi della Hollywood dorata, per avere «il nome sopra il titolo». A Diego Armando Maradona sono bastati i goal per consentirgli di finire «dentro» i titoli di film e canzoni, libri e saggi. Perché, come Che Guevara ma anche come il divo Andreotti, è un’icona pop del Novecento. Come i suoi amici Fidel Castro e Chavez. E, tutto sommato, come il pallone, ovvero il calcio, lo sport più diffuso, conosciuto, amato nel e del mondo, unica disciplina sportiva senza frontiere a non soffrire di localismi e tradizioni nazionalistiche. Per questo e per molto altro Maradona è stato Maradona. E ancora oggi fa parlare di sé ogni qualvolta inciampi in uno starnuto, in un fuori programma, se non addirittura nel suo programma, come accaduto nel 2007 su un canale della sua Argentina. Maradona by Kusturica fin dal titolo (appunto) mette a confronto un’icona e un regista di culto, entrambi accompagnati da un narcisismo che non infastidisce solo per la simpatia dei due. Due che non le mandano a dire, soprattutto Diego, che spara a zero contro Matarrese («un altro mafioso...»), Havelange e Blatter, sempre dalla parte di quella povera gente che non ha il pane per sfamarsi e i soldi per comprarsi un po’ di benessere. Il regista di Underground e dell’ancora inedito in Italia Promise Me This (come cambia tutto in fretta: solo una decina di anni fa un distributore italiano avrebbe venduto la propria madre pur di avere in listino un’opera dell’autore di Sarajevo) affastella materiali di repertorio ad altri rubacchiati qua e là, momenti privati del campione ad azioni sul campo memorabili, a cominciare dal «goal del secolo», che vide l’Argentina prevalere sull’allora (Mondiali del 1986) odiatissima Inghilterra all’indomani della Guerra delle Malvinas. Un film sbrindellato, anche noiosetto, ma assolutamente da difendere. Perché Maradona è Maradona e quando lo vediamo cantare in un localaccio davanti alla famiglia e ad alcuni amici riesce persino a somigliare al Bob De Niro di Toro scatenato. Per sua stessa ammissione: «Lui tirava con le mani, io con i piedi». Questa l’unica differenza.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta