Regia di Kim Ji-woon vedi scheda film
Un Kim-Ji-woon in “vacanza”, lontano anni luce dalle atmosfere delle sue opere maggiormente celebrate (e riuscite), come “I saw the devil” (ad oggi ancora inedito in Italia), ma sempre con una marcia in più, due ore pienissime, spesso anche “screanzate” nel loro incedere, non sempre continue, ma piene fino al bordo di idee, non tutte esaustive, ma pur sempre attinte da un pozzo che pare essere senza fondo.
Park Do-won (Woo sung jung), detto “il buono”, e Manciuria Kid (Byung-hun Lee), detto “il cattivo”, sono entrambi alla ricerca di una mappa del tesoro, ma quando arrivano sul punto di recuperarla vengono anticipati da Yoon Tae-goo (Kang-ho Song), detto “il matto”.
Comincia quindi una rincorsa, e di seguito una lotta aspra con in palio un tesoro senza tempo e sconosciuto, ma nella vita per i tre protagonisti non c’è solo quello.
Film folle e contraddistinto da un ritmo a perdifiato, divertente, assai semplice nelle linee guida, ma spesso e volentieri anche fuori dai binari dell’ovvio e in grado di essere irrealistico senza comunque stonare nei toni.
Un western in salsa orientale, un divertissement proposto “a rotta di collo” che elargisce un corollario di personaggi, e situazioni che scavallano senza alcun pudore le limitazioni ordinarie, con battute che travalicano generi ed aspetti.
Gli attori stanno piacevolmente al gioco, e sono azzeccati per le parti (imperdibile come spesso gli capita Kang-ho Song), ed il finale offre un compendio di battaglie e risoluzione definitiva da alta scuola.
D’altro canto le componenti tecniche risultano molto curate, tra scenari, montaggio e musiche di vario acchito, ed offrono indubbiamente quel quid in più alla pellicola.
Poi rimane pur sempre un gioco delle parti (appunto quelle del titolo), ma orchestrato con stile ricercato e vivace, una fantasia contagiosa, irriverente, ma che appare anche estremamente “sana”.
Film disimpegnato, opera indubbiamente minore per un regista che si è costruito un nome tanto rinomato quanto solido (ma poi nella sua prima tappa transoceanica ha diretto Arnold Schwarzenegger, sempre senza paura), ma ricca come poche e senza paura di mettersi in discussione.
Felicemente scompaginato.
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