Regia di Jennifer Chambers Lynch vedi scheda film
Principierò confessando che il mio approccio alla visione di questo film è stato tutt'altro che benevolo e parecchio prevenuto. Né mi avevano completamente persuaso le opinioni precedenti – pur costituendo la causa che mi ha portato a tornare sui miei passi e a ricuperare la pellicola in questione -.
I miei preconcetti, che in quanto tali vanno sempre messi in discussione, si basavano sulla teoria (in realtà, va detto, comprovata dai fatti) che la maggior parte degli eupatridi – in particolar modo in campo artistico – non ha nulla a che spartire con i propri genitori oltre al cognome. A mia discolpa, nel caso specifico, posso addurre come prova provata il precedente obbrobrio della Lynch – all'epoca solo diciannovenne, quindi giovanissima; forse troppo –, che dimostrava, senza ombra di dubbio, la fondatezza di tale teoria in quanto esempio palese di una testa sgommata, di una strada perduta irrimediabilmente e, in definitiva, di una totale assenza di sacro artistico fuoco, ancorché fatuo, che non solo non camminava con lei ma neppure osava avvicinarla per il timore di estinguersi d'un colpo al solo mirarla da lungi.
Be', per una volta mi sono dovuto ricredere: con Surveillance Jennifer dimostra di essere maturata e non è detto che, di questo passo, tra un paio di lustri non ci possa regalare un capolavoro (nel frattempo, per quanto mi riguarda, cercherò di recuperare anche Hisss, del 2010).
Surveillance, pur non brillando per originalità (oramai sono rassegnato e non la ricerco neanche più, l'originalità), è un film formalmente accurato e di forte impatto emotivo; un film malato, fradicio di disturbante follia: una follia quasi banale e che proprio per questo risulta ancor più disturbante.
Secondo la regista originaria di Philly, inizialmente avrebbe dovuto trattarsi di un film sulle streghe, inoltre il personaggio di Sam Hallaway avrebbe dovuto essere interpretato da Billy Burke il quale, fortunatamente, abbandonò il progetto a pochi giorni dall'inizio delle riprese e venne sostituito da un ottimo Bill Pullman, intimo amico della famiglia Lynch.
Il brano dei titoli di coda, Speed Roaster, è interpretato da David Lynch (che lo ha scritto in collaborazione con Dean Hurley) e si trova nell'album Crazy Clown Time, pubblicato nel 2011 dalla PIAS (Play It Again Sam).
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta