Regia di Kelly Reichardt vedi scheda film
Questo film è più unico che raro.
Perchè di opere minimaliste se ne vedono tante ma la maggior parte vogliono semplicemente raccontare una piccola storia.
Wendy and Lucy no, se lo prendi come semplice racconto della storia di questa ragazza e del suo cane non capisci davvero che senso abbia avuto girarlo.
Perchè il cinema del niente e del piccolo è un cinema meraviglioso ma qua raggiungiamo livelli visti poche volte prima.
Non accade praticamente nulla, un piccolo furto, lei al commissariato, il cane che non si trova, la macchina da aggiustare, nulla.
Ma Wendy and Lucy non è un propriamente un film ma una dimostrazione, una tesi.
Se lo guardi solo come film rischi davvero di non arrivare alla fine ma se capisci quello che in maniera essenziale, di un'essenzialità come poche volte ne ho viste prima, vuole raccontare e dimostrare allora cambia tutto.
Wendy è una ragazza timida, introversa, remissiva, buona in maniera quasi fastidiosa, probabilmente anche affetta da un leggerissimo ritardo. Vuole andare in Alaska con il suo cane. Ha i soldi contati al centesimo per i vari autobus, non ha più una casa, non ha più un marito, ha solo Lucy, il suo cane.
Beh, questo film è la straordinaria dimostrazione di come col niente, senza fatti eclatanti, ma in maniera subdola e strisciante il sistema ti annienti, ti distrugga, ti faccia crollare tutti quei piccoli sogni che con umiltà e passione vorresti portare avanti.
A tal proposito anche la scelta spaziale è metaforicamente indovinatissima, tutto succede in pochi km quadrati, il parcheggio, il negozio, il commissariato, l'officina.
Il film è pieno di personaggi perfettamente inseriti nel sistema Usa, quelli incapaci di ragionare ma semplici esecutori di ordini.
Dal vecchio che ti fa spostare la macchina senza alcun motivo al commesso che ti tratta come un criminale solo perchè hai rubato una lattina di mangime per il tuo cane. E lo fa in maniera orgogliosa, in nome di un'etica e di una morale che in certi casi è vergognoso possedere.
E poi il proprietario del negozio che DEVE chiamare la polizia, la polizia che ti fa stare ore ed ore da loro per delle pratiche burocratiche da criminali insensate. E poi il carrozziere che nemmeno ti guarda negli occhi e fa in modo di spillarti più soldi possibili. Sono cose minime ma quando capisci il senso del film ti prende l'ansia, diventa quasi un horror sulla lenta, invisibile ma inesorabile distruzione di una ragazza e de suo sogno.
L'unico personaggio che sembra aiutarla è il vecchio guardiano del parcheggio. Ma anche lui lo fa in maniera "istituzionale" offrendogli il telefono o frasi di circostanza nello steso modo in cui l'aveva fatta togliere dal parcheggio, così, in maniera scontata. Nel bene o nel male sono tutti personaggi con frasi e comportamenti prestabiliti, non c'è interazione, non c'è voglia di capire, non c'è umanità vera.
Wendy non voleva far male a nessuno.
Ma solo andare in autobus in Alaska con il suo cane.
Ma il sistema senza bisogno di mandare in campo l'esercito, il sistema con le sue piccole regole ti distrugge.
Gli toglieranno i pochi spiccioli rimasti.
Gli porteranno via Lucy.
Wendy aveva solo una vecchia macchina, un cane, pochi spiccioli e un sogno.
Ma in un solo giorno di ordinaria e subdola vita nella società Wendy tornerà indietro.
Sola, senza auto, senza soldi e senza Lucy.
E senza più sogni.
Ma con le lacrime agli occhi.
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