Regia di Steve McQueen (I) vedi scheda film
Insolito esordio dietro la macchina da presa di uno scultore anglo-africano dal nome (cinematograficamente parlando) molto importante. HUNGER si inserisce in quel filone di cinema politico-civile che tratta la questione nord-irlandese, di cui forse ancora poco si sa (almeno questo mi sembra di percepire quando ne parlo con la gente) nonostante un discreto numero di pellicole prodotte sull'argomento. Ma probabilmente ancor meno si conosce la storia di Bobby Sands e di quei detenuti cattolici e filo-repubblicani che per far valere il loro status di prigioniero politico hanno iniziato prima lo sciopero delle coperte e dello sporco, per poi rinunciare a nutrirsi e morire volontariamente di fame. Il film si ispira al diario di Bobby Sands UN GIORNO DELLA MIA VITA che narra le condizioni dei detenuti nel carcere di Belfast e naturalmente dello stesso autore. Classe 1954, Bobby morirà' ventisettenne a causa di uno sciopero della fame durato ben 66 giorni. L'opera di McQueen e' di una durezza da lasciare sbigottiti. Dialoghi ridotti al minimo e colonna sonora ai minimi termini. Freddi corridoi, rumori di porte, passi e improvvisamente esplosioni di violenza. I detenuti nelle loro gelide celle si coprono solo ed esclusivamente di una ruvida coperta e imbrattano i muri con i loro escrementi. Ben oltre la metà' del film, il ghiaccio viene rotto e assistiamo a un dialogo che supera i 20 minuti di durata fra Bobby (Michael Fassbender) e un parroco cattolico (Liam Cunningham), dei quali i primi 15 minuti vede i due inquadrati a figura intera seduti a un tavolino. Dopodiché' si assiste al calvario del protagonista e alla metamorfosi (vera) di Michael Fassbender che si riduce a uno scheletro umano, performance già' esibite da altri straordinari attori quali Robert De Niro (TORO SCATENATO) e Christian Bale (L'UOMO SENZA SONNO). Dopo Bobby Sands ci saranno altri nove martiri che si immoleranno per la causa in cui credevano e 16 agenti di polizia penitenziaria saranno assassinati dall'IRA per gli abusi e le violenze perpretate sui detenuti. Ed e' proprio con uno di loro che inizia il film diretto da McQeen. L'agente in questione (Stuart Graham) si prepara per andare al lavoro. Prima di colazione immerge le mani piene di lividi ed ecchimosi nel lavabo pieno d'acqua. Una volta fuori di casa controlla attentamente che sotto la sua automobile non vi sia nulla di anomalo, il tutto sotto gli occhi della moglie che lo scruta dalla finestra. Sale in auto e accende il motore. Anche questa volta gli è' andata bene. Più' tardi lo spettatore capirà' il perché' le mani dell'uomo riportano quei lividi. Un giorno si reca in una casa di riposo dove è' ricoverata la madre ormai catatonica. L'anziana donna siede su una poltrona. Lui cerca di parlargli stringendo tra le mani un mazzo di fiori. Sopraggiunge uno sconosciuto che estrae una pistola e gli spara alla testa. Gli schizzi di sangue ricoprono completamente il volto della donna completamente ignara di quanto sia successo. Con la fine della guerra fredda il conflitto nord-irlandese si e' decisamente ridimensionato, arrivando a quella che sembra una pace duratura, nonostante negli ultimi tempi le frange cattoliche più' estremiste abbiano preteso maggiori rivendicazioni, facendo traballare il processo di pace. Nella città' di Belfast (come in quella di Derry) sono presenti numerosi murales di ambedue gli schieramenti, uno dei quali dedicato proprio a Bobby Sands, che 5 anni fa ho avuto il privilegio di vedere di persona dopo aver passato una settimana nella bellissima Irlanda. Voto al film 9.
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