Regia di Steve McQueen (I) vedi scheda film
La dura escalation delle proteste all'interno della Maze Prison in Irlanda del Nord, intorno all'inizio degli anni 80, quando i detenuti politici repubblicani, tra i quali Bobby Sands (Michael Fassbender), facevano di tutto per cercare di guadagnare uno status differente da quello dei delinquenti comuni a cui venivano assimilati.
L’opera prima di Steve McQueen è un film che colpisce duro, e lo fa con violenza espositiva raccolta in una messa in scena asciutta e implacabile.
II paragone con altri prison movie risulta difficile perché lo spirito narrativo è diverso. Il film mostra il perseguire di un ideale ma senza un particolare interesse su quanto questo sia giusto o sbagliato. Quello che interessa a McQueen(che firma la sceneggiatura assieme a Enda Walsh) è evidenziare lo spirito e la determinazione dei prigionieri di fronte alle brutali condizioni e ai terribili soprusi perpetuati dalle guardie carcerarie.
Il film è divisibile in tre parti, sia dal punto di vista dell’intreccio narrativo che dallo stile registico della messa in scena.
Nella prima parte i dialoghi sono ridotti al minimo, McQueen sceglie di utilizzare le immagini a scopo narrativo aumentando così il loro l’impatto.La scelta dei piani è varia, qualche breve piano sequenza contrastato poi da montaggi serrati in alcune sequenze concitate.
La seconda parte vive di due lungi piani sequenza a camera fissa, dove McQueen esalta le doti recitative degli attori presenti in scena, ovvero Michael Fassbender e Liam Cunningham.
Questa scelta di stile, in qualche modo opposta alla precedente, ovvero dove erano le immagini che “parlavano”, serve proprio per focalizzare ancor più l’attenzione sul dialogo tra i due protagonisti in scena.
Nella terza parte rientrano movimenti di macchina e montaggio, ci si concentra sul personaggio di Michael Fassbender e sulle ripercussione delle sue scelte, dialoghi quasi assenti, incredibile l’immedesimazione dell’attore, sequenze che arrivano dirette come un montante sul mento.
La colonna sonora quasi assente è coerente con lo stile della messa in scena.
Hunger è un film che colpisce lo spettatore, è tanto crudo quanto bello, formalmente quasi perfetto grazie anche alle scelte registiche che non impressionano per virtuosismo ma per la capacità dell’uso dei mezzi al fine di una valorizzazione narrativa ed espositiva.
Voto:9
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