Regia di Steve McQueen (I) vedi scheda film
Tra i film più belli degli ultimi anni: Steve McQueen, all'esordio dietro la macchina da presa, sceglie un soggetto scomodo, raccontando parte degli eventi che portarono alla morte di Bobby Sands, membro dell'IRA, un martire per alcuni e un terrorista per il governo britannico.
Più che per lo scottante argomento trattato, in cui le componenti politiche non sono certo secondarie, il film rimane nella memoria per le scelte stilistiche del neo autore.
Esso è sostanzialmente diviso in tre parti: la prima racconta, tramite un ricorso a pochi e stringati dialoghi, l'incarcerazione nella prigione denominata 'The Maze' del protagonista e di altri membri dell'IRA, la durissima repressione subita dai secondini e la conseguente 'dirty protest'.
La seconda, diametralmente opposta alla prima, è costituita da un estenuante, sbalorditivo piano-sequenza di circa 17 minuti e di un altro di circa 5, in cui Bobby ha un dialogo fittissimo con un prete cattolico che lo esorta a indietreggiare nella lotta, senza ottenere nulla.
Questa fa da spartiacque con la terza e più sofferta parte in cui assistiamo al 'sacrificio' di Bobby Sands, intento a portare alle estreme conseguenze la sua battaglia, attuando lo sciopero della fame ad oltranza. Questo segmento mette a dura prova chi lo guarda per la sconvolgente ricerca del dettaglio e la cura dei particolari da parte del filmmaker sul corpo martoriato del giovane - evitando comunque qualsiasi compiacimento - fino all'inevitabile conclusione.
Eccezionale la prova di Michael Fassbender nel ruolo di Bobby: si va oltre la semplice recitazione e si assiste ad una trasformazione fisica del suo corpo, talmente elevata da rendere quasi labili i confini tra verità e finzione.
Voto: 9 (visto in v.o su YouTube).
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