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Hunger

Regia di Steve McQueen (I) vedi scheda film

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La recensione su Hunger

di giorgiobarbarotta
8 stelle

La detenzione dei repubblicani irlandesi nelle carceri per criminali comuni inglesi dà vita ad un film radicale, duro e originalissimo. La personalità di McQueen (già: un cognome e un nome, Steve, che trasudano cinema e segnano un destino; qui come non mai nomen omen) si impone evitando da subito il classico film carcerario ed improntando la materia, suddivisa in parti dell'opera ben distinte tra loro, sul piano del credo e dell'etica personale perseguita a costi altissimi: la libertà e la vita. Proteste collettive ferme e oltranziste di un intero movimento, come il rifiuto delle divise da galeotti rivendicando il ruolo di prigionieri politici (col risultato di ritrovarsi nudi con una sola coperta in dotazione), oppure estreme e sconvolgenti come la rinuncia all'igiene (riversando l'urina per i corridoi e spalmando gli escrementi sulle pareti delle celle), per giungere infine all'atto estremo del lasciarsi morire di fame in una lotta inamovibile per i propri ideali senza frontiera alcuna. Stile innovativo quello del regista inglese, con scatti e accelerazioni improvvise alternati ad una distribuzione ragionata della scena, con inquadrature inconsuete e dettagli studiati, con picchi sonori e silenzi, con movimenti prolungati e/o sguardi altresì fissi e contemplativi da rappresentazione teatrale o reportage documentaristico, con sequenze di pura esposizione della performance attoriale sia essa resa da dialoghi prolungati e densi, sia essa frutto di un lavoro sul corpo, usato come materia artistica ed arma sociale. Film cruento e diretto, con un costante riferimento storico (la voce originale di Margaret Thatcher), che ci sbatte in faccia un'epoca fatta di secondini scafati che affrontano la giornata con abitudinaria assuefazione alla violenza: quella da infliggere sporcandosi le mani e spellandosi le nocche dei pugni e quella da prevenire controllando che non vi siano ordigni esplosivi sotto la propria auto. Fatta di poliziotti in tenuta antisommossa a menar mani e manganelli uscendo moralmente e personalmente a pezzi da un intervento di apparente routine. Fatta altresì di uomini, rinchiusi dietro a sbarre impenetrabili, costretti a rincorrere le loro ragioni servendosi della propria carne, imbrattata e martoriata, per arrivare ad un'opinione pubblica quanto mai lontana e sorda alle sofferenze altrui. Cinema d'impegno, cinema d'autore, cinema moderno.

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