Trama
La dura escalation delle proteste all'interno della Maze Prison in Irlanda del Nord, intorno all'inizio degli anni 80, quando i detenuti politici repubblicani, tra i quali Bobby Sands (Michael Fassbender), facevano di tutto per cercare di guadagnare uno status differente da quello dei delinquenti comuni a cui venivano assimilati.
Approfondimento
MORIRE PER UN IDEALE
Raccontare quanto accaduto nel 1981 all'interno del blocco di alta sicurezza della prigione di Maze, nel nord dell'Irlanda, permette di fornire informazioni che difficilmente si possono trovare sui libri o negli archivi di storia. Vedere e sentire il resoconto diretto degli eventi, ordinari e straordinari, ha consentito infatti al regista Steve McQueen di soffermarsi anche su elementi che vanno al di là della semplice cronistoria, riflettendo su ciò che vuol dire morire per una causa, un'astrazione che assume una risonanza contemporanea se si pensa a come, in un atto finale di disperazione, il corpo, a torto o a ragione, sia usato sempre più spesso come strumento ultimo di lotta politica. Dopo una accurata riflessione filosofica sulla natura e sul valore del sacrificio tesa a non stabilire nessuna connotazione semplicistica sull'eroismo o sul vittimismo del protagonista, McQueen sceglie di portare alle estreme conseguenze il dubbio amletico tra la scelta di arrendersi ai propri ideali e vivere e il non rinunciarvi anche a costo di un martirio in cui anche la più semplice azione fisica diviene odissea, stimolando in questo modo il dibattito tra il pubblico la cui comune moralità viene sfidata, attraverso il cinema, da un film dalla forte caratterizzazione impressionistica che punta più alla meditazione "artistica" che alla spiegazione degli eventi occorsi in un determinato momento storico.
TERRORISTA O MARTIRE?
La storia di Bobby Sands è rimasta nella mente di McQueen da quando, da piccolo, ogni sera vedeva la sua immagine al telegiornale e ascoltava i resoconti del suo forsennato sciopero della fame, ravvisandovi il simbolo dell'unico baluardo di resistenza che un bambino della sua età poteva avere contro lo strapotere di una madre che lo costringeva contro la sua volontà a mangiare. Il progetto effettivo, poi, di farne un film arriva soltanto nel 2003. La guerra in Iraq non era ancora scoppiata ma da lì a poco le immagini di Guantanamo Bay e del carcere di Abu Ghraib avrebbero fatto il giro del mondo, mostrando a tutti coloro che hanno la memoria corta come la storia ciclicamente tenda a ripetersi, costruendo inaspettati parallelismi su cui poter indagare. Essendo la sua prima sceneggiatura, McQueen si è quasi visto costretto a cercare qualcuno che lo aiutasse nella stesura del copione e fondamentale è stato l'incontro con il drammaturgo Enda Walsh, astro nascente del teatro, dotato di scrittura visionaria ed estremamente attento ai dialoghi. Con lui, McQueen si è recato fino in Irlanda del Nord a visitare la prigione e l'ospedale in cui gli scioperanti avevano trascorso i loro ultimi giorni, incontrando anche ex detenuti, guardie carcerarie e sacerdoti che, più di chiunque altro, avevano conosciuto la vita dietro le sbarre. Dai loro racconti, McQueen ha potuto percepire quale era il clima che in quegli anni si respirava nelle celle e nei corridoi, dove il silenzio regnava sovrano evidenziando maggiormente gli effetti che l'ambiente estremo generava intorno a Bobby Sands, considerato da alcuni un terrorista e da altri un martire. Lo scontro di idee e valutazioni intorno a Sands finirono all'epoca per generare un'inevitabile grande e acceso dibattito sociale e nel film ciò prende vita con il serrato confronto verbale tra Sands e il sacerdote a cui comunica la sua decisione di iniziare lo sciopero della fame, confronto che Liam Cunningham e Michael Fassbender hanno portato sullo schermo in una lunga sequenza da 22 minuti girata in una stanza dove, oltre a loro due, era presente il solo regista per non compromettere la tensione richiesta.
GIRANDO HUNGER
Come in un quadro di Velazquez o di Goya, ogni frammento di Hunger ha al suo interno elementi di violenza e di bellezza, grazie alla composizione dell'immagine e alla scelta di girare con un aspect ratio di 02:35:1, che consente di avere sullo stesso piano gli elementi centrali della narrazione e ciò che fa loro da cornice. A ciò ha contribuito l'esperienza di McQueen nel campo della videoinstallazione e l'apporto di tutta la squadra di tecnici di scena e scenografi, attenti che ogni particolare fosse al proprio posto per non distrarre lo spettatore o infastidirlo ed esprimere al massimo la psicologia di ogni situazione.
Dopo aver scelto il giovane Michael Fassbender e Liam Cunningham per le parti di Bobby Sands e padre Dominic Moran, la produzione si è avvalsa di attori reclutati nel nord dell'Irlanda, dove la gente sentiva ancora la storia di Sands come forte e attuale. Poiché è mancato il permesso di girare all'interno della vera prigione di Maze, inaccessibile per chiunque, lo scenografo Tom McCullagh è stato costretto a ricreare gli ambienti in due differenti set approntati appena fuori Belfast ma ciò ha richiesto un dispendio economico che ha spinto la produzione ai salti mortali per garantire che anche gli abiti, i costumi, le acconciature e il trucco fossero all'altezza del film considerato per molti aspetti "d'epoca" e, credendo nelle potenzialità di McQueen e della storia di Hunger, molte delle maestranze hanno accettato di lavorare al minimo sindacale. Le riprese, poi, si sono svolte in due tempi differenti: la maggior parte del film è stata girata all'inizio dell'autunno del 2007 mentre la parte finale è stata ultimata nel gennaio del 2008 per lasciar tempo a Fassbender di perdere il peso necessario per incarnare il Sands degli ultimi giorni, stremato da 66 giorni di fatale sciopero della fame.
Note
Dramma in tre atti di brutale bellezza, Hunger è più del classico pugno nello stomaco: è un assalto sensoriale allo spettatore, costretto a seguire McQueen in un percorso fatto di grida e silenzi, di fetore e piaghe, filmato sul confine indicibile fra umano e disumano. Quello di Steve McQueen è cinema a mano armata, e ci tiene tutti nel mirino.
Trailer
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- Caméra d'or miglior opera prima al Festival di Cannes 2008
Commenti (10) vedi tutti
Opera d’esordio di Steve McQueen, il regista londinese, e video-artista, che, grazie al successo di Shame, è stato meglio conosciuto anche in Italia, dove il film arrivò dopo quattro anni dalla Camera d'oro del Festival di Cannes.
leggi la recensione completa di laulillaSicuramente un film che da tutte le sensazioni giuste di una incredibile storia di lotta che in parte sembra esagerata. Vivivere nei propri escrementi mi sembra folle. Troppo lunghe alcune scene, ma probabilmente è per dare il senso di nullità del tempo e delle persone. Ridotti a nulla... Voto 8
commento di BradyNon mi ha entusiasmato
commento di sticazziQuesto film del 2008 - storicamente necessario - premio opera prima a Cannes, non sarebbe mai uscito al cinema se McQueen (il regista) e Fassbender (Bobby Sands) non fossero, nel frattempo, diventati famosi col pruriginoso "Shame" del 2011. La recitazione di Fassbender, dimagrito di 30 chili, direi che è da Oscar, ma non per tutti è un complimento.
leggi la recensione completa di marco biEsordio molto impegnativo del regista Steve McQueen. L’argomento trattato è la ribellione in carcere dei militanti dell’IRA negli anni ’80 e soprattutto del loro sciopero della fame che porterà alla morte di alcuni di essi, a cominciare dal loro capo, il purtroppo celebre Bobby Sands. E su di lui si impernia il film e l’intero racconto.
leggi la recensione completa di michemarServono poche parole per entrare in una realtà che è rimasta nella mente di chi in quegli anni era cosciente. Anche nel film i dialoghi sono ridotti al minimo. Scomodo.
commento di gianbersBotti bagnati.
commento di moviemanPellicola estremamente emozionante e forte.
commento di clodineGrazie, signora Thatcher.
commento di Winnie dei poohun pugno in faccia ben tirato, come quelli del secondino.
commento di cipx