Regia di Pablo Larrain vedi scheda film
Tony Manero ossia in filigrana il Cile di Pinochet. Poche concessioni, una missione precisa. Il racconto è devastato e devastante con un personaggio/nazione in preda alle pulsioni più autodistruttive della società/umanità. Una dittatura dei corpi e delle anime, percorse da incomunicabilità e nichilismo proprio perché la fiducia per un qualsiasi domani è nulla, finita, divorata. Il raffrontarsi con gli altri è comunque e solo sempre scontro, la vittoria è l'unica cosa che conta. Ma la vittoria è anche frustrazione, vuoto esistenziale, solitudine angosciante. Per arrivare a questo urlo programmatico Larrain insegue il suo protagonista, lo spoglia, lo spia senza pudore in ogni momento (anche nei più insostenibili...) e sembra invitarci a implorare: basta! Invece la lama affonda e come se affonda... Tony Manero è un cinema secco, simbolico ed essenziale, inconcepibile al di fuori della cupa visione del messaggio d'autore. Senza scappatoie, imprigionati in tale messinscena precipitiamo in un orrore surreale che purtroppo è stato una realtà ancora dura da metabolizzare nella sciagurata storia del '900.
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