Regia di Pablo Larrain vedi scheda film
Nel mondo occidentale lo spirito di emulazione dei miti dello spettacolo assume normalmente aspetti ludici: i concorsi per sosia di Elvis suscitano qualche sorriso, al massimo un po’ di benevolo compatimento. Nel Cile di Pinochet, se un Raul Peralta sogna di essere Tony Manero, la passione che coltiva non può non essere infettata dal clima torbido e malsano che respira ogni giorno. Raul Peralta non svolge alcuna attività lavorativa, perciò deve rubare per vivere: ammazza una vecchietta per rubarle una tv a colori, poi rivende la tv a un robivecchi in cambio di uno stock di mattoni trasparenti, poi ammazza il robivecchi per rubargli gli altri mattoni. Raul Peralta passa il suo tempo al cinema a guardare La febbre del sabato sera: quando lo sostituiscono con Grease, sale in cabina di proiezione ad ammazzare il proiezionista, poi ruba l’incasso e la pizza di La febbre. Raul Peralta non si limita a defecare sul vestito bianco del suo giovane rivale, ma spalma con cura gli escrementi per imbrattarne l’intera superficie; e non sia mai che un’irruzione della polizia politica gli impedisca di partecipare a un concorso televisivo nei panni del suo idolo. Intorno a lui tutto è sudicio, sordido, squallido: l’harem delle sue donne, il modo in cui si congiunge carnalmente con loro, il miserabile palcoscenico sul quale si esibisce. Insomma, Raul Peralta è uno al cui confronto il Rupert Pupkin di Re per una notte sembra un tipo quasi normale; e, se un appunto si può muovere al film, è che la grandezza inumana del protagonista toglie spazio agli altri personaggi, che restano sfocati.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta