Regia di Pablo Larrain vedi scheda film
Questo Raúl Peralta è indubbiamente uno dei protagonisti più sgradevoli che ci sia stato dato di vedere negli ultimi anni. Somiglia un bel po' agli antieroi di Joao Cesar Monteiro (il compianto autore dei "Ricordi della casa gialla" e della "Commedia di Dio"), nonché a quello della "Luna nello specchio" dell'altro cileno Silvio Caiozzi. Raúl ha una coscienza politica tale che, quando vede un tizio sommariamente ucciso dalla polizia di Pinochet, depreda il cadavere della collana e dell'orologio da polso. A pensarci bene, però, questo squallido personaggio non è che il Cile stesso: pronto, mentre la sua famiglia è preda dei torturatori fascisti, a recarsi a quella specie di americanata che è il concorso per trovare il sosia di Tony Manero. Quest'ultimo è stato un'icona degli anni Settanta, l'epifenomeno con il quale gli USA si manifestavano al mondo intero, mentre i suoi agenti segreti manovravano nell'ombra per distruggere le fragili democrazie sudamericane e per mantenere al potere sanguinosissimi dittatori in ridicola uniforme. Purtroppo, a mio parere, parte dello squallore del personaggio principale e del suo ambiente, si riverbera sul film stesso, compromettendone parzialmente la riuscita che, in potenza, era notevole.
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