Regia di Jerzy Skolimowski vedi scheda film
Leon Okrasa (Steranko), stupidotto impiegato nel crematorio di un ospedale polacco, assiste accidentalmente allo stupro di Anna (Preis), infermiera che lavora nello stesso ospedale. Incarcerato per un delitto che non ha commesso, Leon comincia a prendersi cura della donna, dopo averla addormentata con dei sonniferi. Per quattro notti si introduce nella casa di Anna, le rammenda i vestiti, le lava le stoviglie, le ripara un orologio a cucù e le regala anche un anello di diamanti acquistato con i soldi della liquidazione. Nonostante ciò, per lui i guai giudiziari continuano.
Raccontata così, sembrerebbe una trama lineare su un amore oblativo sofferto e venato di voyeurismo. Si tratta in realtà, come è nello spirito innovativo e iconoclasta di Jerzy Skolimovski, il regista del film, di un'opera che - pur avendo un solo piano narrativo - è completamente destrutturata. Il racconto assembla momenti diversissimi della vicenda, che si compone a poco a poco nella mente dello spettatore, in una ridda di simbolismi (la carogna di una mucca che scorre sulla superficie del fiume) e trovate ai limiti del grottesco (le continue scivolate dello stupefacente protagonista). Il film che segna il ritorno di Skolimoski dietro la macchina da presa (il precedente, Thirty door key, era datato 1991) è un'opera scarna, provocatoria, dall'incedere assai lento, parente non troppo lontana di Ferro 3, il film che il coreano Kim Ki-Duk aveva girato 4 anni prima.
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