Regia di Nuri Bilge Ceylan vedi scheda film
Al terzo film, Nuri Bilge Ceylan conquista a Cannes la Palma per la migliore regia. Un risultato notevole per la cinematografia turca che nella testa del grande pubblico si era fermata dalle parti di Yilmaz Güney (e di Serif Gören). Anche con Le tre scimmie, Ceylan continua nella sua crudele e disincantata vivisezione dei rapporti umani. Un politico investe e uccide un uomo in piena campagna elettorale. Per timore delle conseguenze, convince il suo autista a fargli da uomo di paglia e a scontare la pena al posto suo. Nel frattempo lui e la moglie dell’uomo intrecciano una relazione adulterina che il figlio della donna ben presto scopre. Calato in turbamenti atmosferici composti con una tavolozza cromatica digitale, Ceylan mette in scena un mondo disperato e chiuso. Impassibile, segue le traiettorie della trasmissibilità della colpa come un entomologo armato di microscopio. Prigionieri di un teorema determinista, i protagonisti del film vengono meno come corpi per affermarsi come idee (del regista, ovviamente). Per quanto sensuale ed elegante, Le tre scimmie è cinema purtroppo chiuso su se stesso. Inevitabilmente, ai cineasti che disprezzano dolentemente l’umanità continuiamo a preferire coloro che l’amano. Nonostante tutto.
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