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Le tre scimmie

Regia di Nuri Bilge Ceylan vedi scheda film

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La recensione su Le tre scimmie

di bradipo68
8 stelle

Gruppo di famiglia(disgregata) in un interno(o poco più).Premio per la miglior regia a Cannes questo film oltre per gli indubbi meriti formali colpisce per la densità emotiva delle tematiche che affronta.Un politico uccide un uomo investendolo e per non avere conseguenze sulla sua candidatura convince il suo autista a incolparsi del crimine(si prevedono al massimo 9 mesi di carcere) dietro lauto compenso.E una volta che l'autista finisce in carcere nella sua famiglia succede il pandemonio.Il figlio assolutamente inerte e come svuotato vegeta senza combinare alcunchè di buono fallendo anche i test per entrare all'universita',la moglie ha la bella idea di cominciare a frequentare il politico e diventarne l'amante.E tutto questo gruppo viene tenuto insieme da una ragnatela di menzogne:il figlio mente al padre,scopre la madre mentre è con il suo amante,la madre mente al figlio.E quando il marito ha finito di scontare i nove mesi di carcere,lei mente a lui in un confronto serratissimo in camera da letto.Altro primo motore che muove i personaggi come marionette è il senso di colpa che nel figlio si materializza come visione onirica del fratellino morto,nel padre come bisogno di andare al cimitero a visitare la tomba del bambino a vista mal curata,nella madre si appalesa con un silenzio ostinato di fronte alle domande e ai sospetti del marito appena tornato.E la disgregazione del nucleo familiare procede con forza,basandosi più sui silenzi che sui dialoghi,il gioco al massacro è continuo,perseverato,annichilente,svuotante.E lascia solo tristezza e disperazione.Il dolore che si percepisce è un dolore sordo,denso ma allo stesso tempo lancinate e la cinepresa viviseziona le anime dei protagonisti e le studia analiticamente,uno studio antropologico in grigio,il colore dominante.Accanto alla tensione che comprime il petto è importantissima anche l'atmosfera in cui è calato il gioco al massacro di cui si parlava prima.Una fotografia irreale ,che non ha nulla di naturale vira al grigio le anime e i volti dei personaggi immergendoli in un paesaggio lunare o in sfondi metropolitani distratti,la cui caratteristica dominante è quella di non averne.Non esiste l'azzurro del cielo o del mare,il verde dell'erba,il colorito naturale,olivastro dei volti.E'tutto grigio ,specchio fedele di quello che accade emotivamente.E sotto questo profilo sono importanti anche gli effetti sonori,il rumore del vento,della pioggia,l'assordante assenza della colonna sonora(a parte la scena finale che un commento musicale ce l'ha,l'unica musica che si sente in tutto il film è quella della canzoncina che fa da suoneria al cellulare della madre) aggiungono se possibile altra angoscia da cui difficilmente ci si riesce a districare.E'un film sulla difficoltà di comunicazione,sulla menzogna o sulle omissioni che permettono di non massacrarsi fino in fondo ,anche se il finale sotto questo profilo ,risuona quasi beffardo.Il figlio ha ucciso l'amante della madre(che l'aveva ripudiata,l'amante usa e getta)e il padre va da un barista suo amico e gli propone di accusarsi del crimine per un pugno di denari.Il cerchio si è definitivamente chiuso.Pur parlando di incomunicabilità trovo azzardato e superficiale l'accostamento che si fa tra Ceylan e Antonioni.Sinceramente per purezza di stile(l'ostentato classicismo del primo piano e l'uso perseverato del piano sequenza rinunciando anche a ossigenanti controcampi, accoppiato alla fotografia antinaturalistica danno luogo a una miscela di esplosiva modernità) e per ritmo languido a me ricorda parecchio il mai abbastanza compianto Tarkovskij.....

Su Ercan Kesal

ottimo

Su Ahmet Rifat Sungar

volto su cui puntare

Su Yazuv Bingol

remissivo quasi all'inizio,poi triturante nel gioco al massacro con la moglie

Su Hatice Aslan

favoloso modo di recitare,non si dimentica tanto facilmente

Su Nuri Bilge Ceylan

unisce forma e contenuto in modo convincente

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