Regia di Shane Carruth vedi scheda film
V.I.P.=VERY INDIPENDENT PERSON: IL CINEMA FATTO IN CASA (ma assai professionale) DI SHANE CARRUTH
Cosa ci fanno due giovani ed eleganti ingegneri, camicia bianca e cravatta accurata, sempre assieme come due amichetti complici che tramano qualcosa, durante i momenti liberi della loro attività lavorativa? Cosa stanno progettando? Utilizzano marmitte catalitiche delle loro auto, pezzi di frigorifero, parti di elementi chimici prelevati dal laboratorio ove svolgono la loro attività, per dare alla luce qualcosa che, sulle prime, fa pensare ad una macchina per il teletrasporto (tipo quelle di Star Trek), ma che poi alla fine si rivela una vera e propria macchina del tempo.
Ed il viaggio inizia con piccoli spostamenti temporali di poche ore, durante i quali loro stessi, ideatori e cavie, si sottopongono ad un necessario periodo di clausura in una camera d’hotel nell’intervallo che intercorre dall’accensione della macchina, a quello in cui gli stessi entrano nel viaggio, in modo da poter uscire nell’esatto momento dell’accensione, ove tutto ha inizio, per evitare il sovrapporsi di soggetti ed interferenze fatali atte a creare paradossi spazio/temporali difficili da riordinare. Cervellotico? Molto, ma anche piuttosto galvanizzante, per un percorso temporale che si attua andando indietro dal futuro….
O qualcosa di simile, passando da un punto A ad un punto B. Il Carruth, che si occupa di tutto, dalla regia, alla scrittura alla interpretazione del personaggio protagonista, alla produzione (il film è costato poche migliaia di dollari, ma si nota solo in parte, presi come si è dal cercare di restare sul pezzo e non perdersi nel guazzabuglio temporale e nei dialoghi fitti ed ingarbugliati), realizza un film che punta sul realismo sfrontato per raccontarci la messa a punto di un oggetto impossibile, costruito non tanto per sfidare appunto l’impossibile, ma per garantirsi guadagni in borsa grazie proprio agli spunti offerti dal viaggio attraverso il tempo.
Una follia tutta mantenuta su basi apparentemente serie, quasi scientifiche, senza evidenti ironie di fondo (Los Cronocrimenes del buon Nacho Vigalondo ad esempio puntava spesso sui toni grotteschi, sulla suspence da horror movie serie B), anzi con conseguenze inquietanti, se non proprio agghiaccianti, se si pensa agli effetti implacabili del rischio di ritrovarsi a vivere esistenze parallele in zone-limbo che non permettono fisicamente più riconciliazioni temporali a sanatoria.
A rassicurare un po’ il faccino da primo della classe, bellino e preparato come un capoclasse irreprensibile, di Shane Carruth (classe 1972, dunque all’epoca 32 enne), che si occupa, come dicevamo, praticamente di tutto, pure di costruire una macchina del tempo che ci viene sino il dubbio possa davvero funzionare.
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