Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Hitchcock fa la sua unica apparizione parlata al cinema (ma in campo lungo, in modo che la faccia non si distingua) per informarci che la storia alla quale stiamo per assistere è realmente accaduta, per quanto sia più inverosimile di certe altre da lui inventate: una rottura della finzione scenica che introduce l’ennesima vicenda di un innocente falsamente accusato. Questa volta, però, siamo lontani dagli ambienti glamour dei giallorosa e dalle macchinazioni internazionali dei film di spionaggio: c’è un’attenzione meticolosa ai dettagli della vita quotidiana del protagonista e della sua famiglia, ai loro problemi economici, all’evoluzione delle indagini e alla costruzione dell’impianto accusatorio. Non c’è molta suspense, in fondo: sappiamo fin dall’inizio che Fonda è innocente. Ma si segue ugualmente con partecipazione la discesa agli inferi di un uomo comune alle prese con situazioni per lui impensabili fino a poco prima: varcare le soglie di una prigione, racimolare i soldi per la cauzione, trovare un avvocato, affrontare la frustrante ricerca di un alibi. La tensione fa saltare l’equilibrio mentale della moglie, e si ha la sensazione che qualcosa si sia rotto per sempre: nonostante il finale quasi miracolistico, nonostante la didascalia rassicurante, l’ultima immagine che resta è quella di una donna prigioniera dei propri incubi.
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