Regia di Gianni Amelio vedi scheda film
Amelio è ormai un autore piuttosto solido ed ha dedicato i suoi lavori migliori all'infanzia, analizzando in particolare i rapporti più complicati fra adulti e bambini (La fine del gioco, Colpire al cuore, Il piccolo Archimede); qui mette in scena la più classica delle (dis)avventure on the road, cioè il viaggio che unisce compagni improbabili, il viaggio che è il mezzo che conduce a questo rapporto forzato, ma che ben presto ne diventa il fine. E così i viaggiatori, come sempre in questa tipologia di intreccio, si scoprono più vicini e solidali di quanto in origine pensassero: due bambini probabilmente destinati ad una vita difficile ed un giovane carabiniere che, oltre ai doveri della divisa che indossa, compie anche quelli dell'amicizia, coprendo l'assenza di un collega. Bella sceneggiatura di Amelio, Rulli e Petraglia, che sa cogliere soprattutto nei silenzi e nei momenti quieti - tanti - della storia tutto ciò che più importa raccontare, ovvero la distanza che si colma fra i tre protagonisti (interessante anche l'incontro-scontro fra il carattere introverso di Antonio e quelli più esuberanti dei bambini) ed il senso di fuga che, nella seconda parte del viaggio, rappresenta in fondo il più classico degli inseguimenti dell'ideale della libertà. Lo Verso è bravo, in questo senso, nel non eccedere mai; non verrà però premiato nè a Cannes (dove Il ladro di bambini si aggiudica il Grand Prix speciale della giuria), nè ai David (che sono ben 5: film, regista, produttore, montaggio - Simona Paggi, musiche - Franco Piersanti). 7/10.
Giovane carabiniere deve accompagnare due bambini, figli di una prostituta in galera, dal nord verso Roma, nella struttura in cui verranno accolti. Ma quando il direttore rifiuta di occuparsi dei ragazzini, il carabiniere decide di portarli fino in Sicilia, dai loro parenti più prossimi. Intanto il trio di viaggiatori si scopre sempre più unito...
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