Regia di Edoardo Winspeare vedi scheda film
La luce abbagliante del Salento impedisce di guardar lontano. L'accecante riverbero della pietra bianca schiaffeggia le esistenze in un mondo crudo, avvolto nel manto ancestrale delle sue regole e delle sue tradizioni familiari. Nei suoi anfratti, la criminalità mafiosa si insedia come un'erba infestante, l'unica macchia di verde in una terra riarsa. La storia è chiusa in una cappa soffocante, in cui l'unica prospettiva di crescita è nello sviluppo dei traffici illegali. L'orizzonte è stretto e così il male si addensa, premendo anche contro i buoni, ed insidiando i giusti. La figura di Lucia Rizzo, la donna capoclan che è anche madre, rappresentante di profumi ed amica intima di un giudice, riassume, in una sola persona, la visione di "Io non ho paura", secondo cui la mafia non è soltanto un oscuro apparato di potere che opera dietro le quinte, ma è, talvolta, più banalmente, il lato in ombra della coscienza di gente normale, che il disagio fa fermentare in delinquenza. "Galantuomini", più che un film,è un frammento; non ha la compiutezza di una storia, bensì la fugacità di un lampo, di una scheggia fortuitamente sfuggita all'immobile ordinamento delle cose. L'incontro tra Lucia ed Ignazio è, al contempo, un attimo di sbandamento e di speranza, sottratto a una realtà senza scampo che, cionondimeno, resta irrisolta.
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