Regia di Edoardo Winspeare vedi scheda film
Un buon film su una delle realtà meno conosciute ed indagate della "nostra" criminalità organizzata, che perde un pò di smalto in un finale abbastanza forzato ed improbabile
Ci sono film che, meglio di altri, rappresentano la realtà malavitosa delle diverse zone d'Italia (e non solo) con lucido realismo e senza bisogna di calcare troppo la mano sui lati più cruenti (che ovviamentente, comunque, ci sono). E così, se il bellissimo e cupo "Anime Nere" apriva uno spaccato sulla realtà complessa ed al tempo stesso arcaica della "moderna" andrangheta, e "Gomorra" era un urlo di disperazione e ineluttabilità nella Campania camorrista, anche per "Galantuomini" si può cogliere uno spaccato di convincente realismo nella connessione tra Sacra Corona Unita e mafia dell'est Europa (allora agli albori). Con una valida prova dei due protagonisti principali, Fabrizio Gifuni e soprattutto un'ottima e sensuale Donatella Finocchiaro, il film si addentra nei meandri di una storia fatta di rimandi all'infanzia, di strade divergenti prese e poi perse repentinamente, di un ineluttabile senso di morte che aleggia su tutto e su tutti. E, se il finale un pò troppo improbabile sembra voler mischiare tutte le carte in tavola, va dato comunque atto al regista Winspeare di aver acceso un faro su una realtà tra le meno conosciute e indagate della "nostra" criminalità organizzata.
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