Regia di Arthur Lubin, Bruno Vailati vedi scheda film
Karim è un ladruncolo, disonesto ma buono. Alla profezia che diventerà sultano, può solo scoppiare a ridere. Invece saranno proprio le sue doti atletiche, la sua astuzia e il suo coraggio a permettergli di recuperare la rarissima rosa azzurra che può salvare la vita della principessa, conquistandone anche il cuore.
Prodottino striminzito, tipico dell'era-peplum, quando cioè sul grande schermo spopolavano pellicole in costume antico basate su imprese ardimentose di muscolosi eroi destinati a sconfiggere i malvagi e a conquistare il cuore della bella di turno. L'attrazione speciale qui è la presenza di Steve Reeves, culturista americano già visto nei succinti panni di Ercole e in altre interpretazioni di simile stampo; al suo fianco il cartellone propone nomi come quelli di Georgia (Giorgia) Moll, Daniele Vargas, Edy Vessel, Arturo Dominici, Fanfulla, Antonio Battistella. Anche sul piano tecnico il cast sfodera professionisti di tutto rispetto: scenografie di Mogherini, musiche di Rustichelli, fotografia di Tonino Delli Colli con Franco Delli Colli alla macchina, ma nonostante tale sfoggio di ottimi elementi tecnici gli standard del lavoro sono talmente bassi da non richiedere evidentemente più di tanto impegno. Il ladro di Bagdad è un soggetto tratto dalle Mille e una notte, con sceneggiatura del regista, di Filippo Sanjust e di Augusto Frassineti: un ottimo spunto per una pellicola di questa risma, all'epoca una fra tante, ma in un momento storico piuttosto favorevole per il botteghino cinematografico. Bruno Vailati è stato un regista poco noto, legato a qualche lavoruccio come questo, commerciale insomma e privo di spessore artistico, nei primi anni di carriera, per poi rivolgersi a opere a carattere documentario e di argomento marittimo fino alla fine degli anni Settanta. 2,5/10.
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