Regia di David Slade vedi scheda film
Irritante e pretestuoso thriller da camera che parte da premesse realistiche (il primo incontro tra i due protagonisti è molto efficace con primi piani ravvicinati e dialoghi essenziali) e da un tema scomodo (la pedofilia) per poi optare per una narrazione che non ha alcun senso né del ridicolo né della logica, alla ricerca di un facile ma spuntato scandalo. Pensare che una ragazzina di quattordici anni, per quanto sveglia e sgamata, possa portare a termine tutta sola un piano così elaborato, perverso e diabolico, richiede una buona dose di incredulità. Moderna Cappuccetto Rosso incontra nel bosco della rete il Lupo Cattivo, ma è talmente emancipata e sicura di sé (mentre il cattivo è davvero un ingenuotto) che si fa invitare a casa sua e, dopo averlo prima provocato quindi addormentato, lo lega inizialmente ad una sedia, poi ad un tavolo per…castrarlo. Ma questo è solo l’inizio del suo folle progetto che ha un obiettivo ben preciso e calibrato, forse troppo. Al di là delle discrete prove dei due attori protagonisti, cosa resta di questo futile ed indigesto “Hard Candy”? Poco o nulla. La tensione, dopo i primi venti minuti, si fa meccanica, gli sviluppi sono assurdi (soprattutto i perfetti tempi operativi calcolati dalla protagonista, specie nel finale, quasi demenziale) e prolungati (il pedofilo che ogni volta si libera ma poi cade in una trappola ancora peggiore è quasi comico), la crudezza e la brutalità delle situazioni è fasulla ed artefatta perché troppo calcolata e forzata, i dialoghi si fanno ben presto ripetitivi e verbosi (a parte un paio di battute “cinematografiche”: quando il pedofilo dice “Rovinerà la mia carriera, rovinerà la mia vita” la ragazzina replica sarcastica “A Roman Polanski non hanno dato un Oscar?” o ancora la protagonista che, commentando la sua avventura ipotizza che “Jodie Foster dirige un film tratto da una storia vera”), i personaggi sono detestabili (compresa la stordita vicina di casa che sarebbe da prendere a fucilate), il capovolgimento di ruoli che avrebbe dovuto essere l’elemento più intrigante perde quasi subito il suo interesse per lasciare spazio ad un sadico gioco fisico/psicologico che culmina in una banale e rozza storia di vendetta. L’ambiguità del messaggio finale francamente è il minore dei problemi. Film coraggiosi sono “Mysterious skin” o “The woodsman”. Qui invece, al di là di un intrattenimento spicciolo, superficiale e disonesto, manca la sostanza.
Voto: 3
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