Regia di Davis Guggenheim vedi scheda film
Anni 70, New Jersey: la quindicenne Gracie ha il sogno di giocare a pallone in una squadra di calcio maschile. Ispirato a una storia vera, a metà strada tra Sognando Beckham e Il bacio che aspettavo, il film di Davis Guggenheim (Una scomoda verità) offre diversi spunti interessanti: il pudore del dialogo tra un padre e la figlia adolescente, un universo maschile rappresentato dalla squadra di calcio, che diventa l’emblema dell’esclusione sessista. Al centro del film infatti, sta il campo di pallone, luogo simbolo dell’ansia di competizione e di virtù tipicamente maschili, che diventa per Gracie il luogo utopico, la geometria magica dove tutti valgono per quello che sono capaci di fare, al di là e al di sopra delle differenze sessuali. Tutti temi appena sfiorati, idee accennate e mai davvero prese sul serio: i toni più crudi e malinconici vengono bilanciati da momenti più convenzionali (la retorica familista, il “puoi farcela se davvero lo vuoi” ecc. ecc.). Ma il film va avanti con onestà e la bionda Carly Schroder, lontano lontano, ha qualcosa di inquietante. Guardatela bene ed ecco la sorellina minore degli adolescenti di Gus Van Sant.
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