Regia di Enrico Pitzianti vedi scheda film
Cagliari è una città generosa con i forestieri, pronta ad accogliere chi viene in pace. L'hanno resa così gli invasori che venivano dal mare, Punici, Fenici, Romani, gli spagnoli nel '600 e i Savoia in un passato non lontano.
Massimo doveva avere le idee ben chiare su questa città, adagiata sul mare e baciata dal sole per buona parte dell'anno. Aspirante scrittore, abitante di un paesino del nord Sardegna, decide di trasferirsi nel capoluogo, dove, cosa non di poco conto, un suo zio vive e manda avanti una piccola azienda familiare.
Lo zio lo accoglie obtorto collo, quando Massimo gli dice che è venuto in città per perfezionare la sua vena di scrittore, e lo ospita con la condizione che il giovane lavori nel suo locale, per ripagarsi il posto letto e il mantenimento.
Massimo accetta, ma si rende subito conto che quell'ambiente dove lo zio vive e opera è quasi più soffocante dell'aria tersa del suo paese. Ma ormai deve andare avanti, esce dalle anguste e suggestive stradine del quartiere Marina, vaga per la città moderna, dove il traffico appena rallenta nelle ore notturne, per lasciare spazio alla movida e alla libera circolazione di gente di tutte le razze. Scopre che Cagliari è una città multietnica, e che i suoi quartieri storici sono abitati da africani, indiani, cittadini dell'est europa e sud americani.
Conosce e si innamora di una danzatrice cubana, un amore sciagurato, inizialmente dolce e intenso, ma senza lieto fine.
La danzatrice lo introduce nel suo ambiente, fatto di artisti che si dedicano all'arte riciclando cose ormai inutili. A prima vista Massimo ne è affascinato, ma poi capisce tutti i limiti del loro progetto.
Incontra uno scrittore, e anche questa volta Massimo resta abbacinato, inizialmente, dalle storie di quel personaggio che si rivela un millantatore.
Ogni volta che rientra a casa, assiste a un complotto messo in atto dai coinquilini contro una vecchia, accusata di chissà quali crimini. E intanto i rapporti con lo zio vanno deteriorandosi, lui non vuole lavorare nel locale, e il suo parente inizia a vedere in lui un parassita.
Massimo, che inizialmente si era inebbriato dell'aria della città, che si era illuso di potersi ritagliare un posto in quella società tanto eterogenea e nel cenacolo artistico degli amici della sua "fidanzatina", comincia a ripensare quel presente di cocente delusione e a tracciare una nuova linea sulla quale avviare il futuro.
Questa prima prova del regista Enrico Pitzianti, proveniente dal settore documentaristico, è una bozza di come potrebbe essere realizzato un film, che comunque si inserisce con grande dignità nell'asfittico panorama del cinema sardo.
Sono lontani i tempi di Piero Livi, fondatore del cinema indipendente sardo, scomparso l'anno scorso a 90 anni, a Roma.
Autore di numerosi corto e lungo metraggi, alcuni assai noti a livello nazionale, ricorderò uno per tutti "Pelle di bandito" su Graziano Mesina, presentato al Festival di Venezia nel 1969, Livi aveva il taglio del vero regista, sceneggiatore e anche autore.
Produceva in proprio, e questo era il suo unico limite.
Quando lo vidi in azione sul set di "Visitazione", girato nella mia Gallura, capii che il più grande amore della mia vita sarebbe stato il cinema.
Tornando al film, mi piace segnalare la buona fotografia, mentre zoppica vistosamente la sceneggiatura, spesso scollata e indecisa. Buona ma rumorosa la colonna sonora, con la musica jazz di Gavino Murgia, talento intenazionale nel suo genere.
Gli attori sono poco convinti, forse pagano la direzione ancora timida di Pitzianti, ma complessivamente, alla fine, "tutto torna".
Massimo è interpretato da Antonio Careddu, Nino Nonnis interpreta se stesso nel ruolo dello scrittore, Massimiliano Medda è stranamente sotto tono, rispetto al suo ruolo sempre brillante nel grupo La Pola. La danzatrice è Yamaiky Brok Montano. Ultimi ma non ultimi Regina Porcu e Pascal Zullino.
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