Regia di Aleksej Balabanov vedi scheda film
Nello spietato incessante cinico procedere della tetra storia le immagini ci sbattono in faccia la squallida brutalità di un sistema, malato e irrimediabilmente al collasso in ogni suo organo. Fotografia sporca tra il giallognolo e il grigiastro, personaggi di cemento per scelta dei caratteri e monolitica durezza d'ambiente. Triste e degenerato, irritante persino nella scelta delle canzoni della sovietica colonna sonora. Situazioni degne del peggior degrado, violentissime, crude e sopra le righe. Non si salva nessuno, tantomeno il potere e le utopie di stato. C'è la guerra e non è il peggio in scena. C'è l'alcol la depravazione e l'abuso. C'è la vendetta e i rapporti triviali tra gli individui. La povertà e la demenza. La disperazione e il conflitto tra le generazioni, tra le classi sociali. C'è fors'anche un abbozzo d'àncora speranzosa nell'eterno conflitto tra il sapere e un'eventuale religiosità cui aggrapparsi per poter dirsi ancora umani; tanto la coscienza individuale l'ha annientata il regime. Un girone dantesco dopo l'altro si esce solo in ultimo dai miasmi degli scarichi di una maleodorante e tetra fabbrica di regime per attingere finalmente ad un po' d'aria fresca. Ok: sottotesti a secchiate... ma quanta sofferenza. Troppa. Ricostruzione sembra l'unica parola d'ordine plausibile. Apparentemente.
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