Regia di Michael Wotruba (Aristide Massaccesi) vedi scheda film
Massaccesi (meglio noto come Joe D'Amato; qui si firma con un altro pseudonimo ancora: Michael Wotruba) veniva dalla fotografia (cinematografica) e l'anno prima aveva esordito dietro la macchina da presa con il decamerotico Sollazzevoli storie di mogli gaudenti e mariti penitenti; dopo un paio di spaghetti western e un altro paio di thriller erotici (si può immaginare la qualità, visto che stiamo parlando di un lasso di tempo di dodici mesi), il regista torna sul luogo del delitto e mette in scena un'altra commedia scollacciata imbastita sui più risaputi luoghi comuni trecenteschi. Qui l'unica particolarità memorabile del lavoro sta nell'aver mandato il Boccaccio all'inferno, ripercorrendo in un certo senso la strada dantesca (le novelle che lo scrittore racconta nel film gli sono dettate dalle anime dei dannati); Dante viene inoltre omaggiato con una breve comparsata di Massimo Pirri - più noto come regista - nelle vesti del Divin poeta. Ma nell'arco dei cento minuti del film compaiono anche Chaucer e Petrarca, quasi a voler indicare un elaborato e raffinato parto letterario alle spalle della pellicola. Cosa chiaramente del tutto falsa, poichè la sceneggiatura di Diego Spataro e del regista è proprio miserrima, certo non aiutata dai pochissimi mezzi a disposizione e da uno stile tirato via che a D'Amato - grossolano, povero ma esteticamente sempre dignitoso - non si confà. Nel cast sono presenti soltanto nomi sconosciuti o di caratteristi non proprio eccellenti; i più noti sono quelli del protagonista Stefano Oppedisano e di Mimmo Poli. Come già nel precedente Sollazzevoli..., la colonna sonora è firmata da Franco Salina con la direzione di Roberto Pregadio: anche qui vale mezzo voto in più (per capire perchè, si ascolti il tema dei titoli di apertura e di chiusura, Belzebù). 1,5/10.
Boccaccio sogna di essere all'inferno, dove le anime dannate raccontano le loro pruriginose storie: mariti cornuti, mogli che se la spassano con i giovani nipoti, ragazze che confessano i propri peccati a frati ancor più peccaminosi...
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