Regia di Michael Wotruba (Aristide Massaccesi) vedi scheda film
Alighieri (Massimo Pirri) si perde nel “suo” Inferno, mentre Boccaccio (Stefano Oppedisano), accompagnato da Chaucer (Paolo Casella), viene spedito nel girone degli “zozzoni”, ma, per sua fortuna, arriva Petrarca (Giorgio Dolfin) che lo sveglia dall’incubo. Sono stati scomodati quattro pezzi da novanta per far da cemento a cinque storielle insignificanti e volgarotte che nulla aggiungono ad un sottogenere (il decamerotico) nato e morto in fretta (1972-1973), imploso su se stesso per una cronica mancanza di idee. Davvero facile individuare il responsabile di questo fiasco (un disastro al botteghino); se si escludono pochi minuti diretti da Franco Lo Cascio, che si firmi Michael Wotruba riguardo a regia, soggetto e sceneggiatura (in questi ultimi coadiuvato dal produttore Diego Spataro) o che utilizzi il proprio nome (fotografia e montaggio), stiamo parlando sempre di Aristide Massaccesi, il quale neppure nella quantità riesce ad imbroccarne una. In mezzo a tanta spazzatura, non par vero di potersi lustrare gli occhi sulle forme perfette di Margaret Rose Keil, una spanna sopra alle nostrane Lucia Modugno e Gabriella Giorgelli. Purtroppo l’idillio dura lo spazio di un episodio. Nelle intenzioni, il titolo doveva essere “Le Mille e una notte di Boccaccio a Canterbury”, ma è stato modificato per ragioni di copyright.
Stupidissima quanto orecchiabile la canzone “Belzebù” di Franco Salina.
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