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Blindness

Regia di Fernando Meirelles vedi scheda film

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La recensione su Blindness

di barabbovich
5 stelle

Impresa difficilissima quella di portare sul grande schermo la distopia dirompente e crudele dell'opera più nota del Nobel Saramago. Ci ha provato Fernando Meirelles, già apprezzato regista di The constant gardener, che ha cercato la quadratura del cerchio tra aderenza quasi pedissequa al testo originale e audacia della messa in scena. Ma è proprio questa impossibilità di gettare il cuore oltre l'ostacolo che fa sembrare Blindness una banalizzazione, fin troppo addomesticata, quasi una volgarizzazione del romanzo originale. La storia è quella di un'improvvisa epidemia di cecità che parte da un ragazzo di origini nipponiche che, in una città senza nome, perde la vista mentre è alla guida della sua auto. Dopo di lui, dall'oculista (Ruffalo) a moltissime altre persone, quella che sembra essere un'epidemia si diffonde al punto che le autorità decidono di confinare i ciechi in un nosocomio nel quale si è infiltrata un'unica persona vedente, la moglie dell'oculista (Moore). Qui l'igiene è un optional, i bagni vengono ridotti a latrine, i viveri ben presto cominciano a scarseggiare e le diverse camerate diventano in breve tempo altrettante fazioni che si danno battaglia per le pochissime risorse rimaste. L'aspetto più brutale del libro, quello che viene raccontato con dovizia di particolari e che, tra le tante nefandezze, costringe le donne a prostituirsi, nel film si risolve in poche note che non rendono altrettanto palpabile la bestialità degli individui ridotti in quelle condizioni.
Meirelles traduce dunque il testo di Saramago in un bigino che non emoziona né colpisce, quasi del tutto spogliato dal senso metaforico del romanzo (l'obbedienza cieca all'autorità che riduce gli uomini in bestie), riuscendo tuttavia a dare il meglio nella rappresentazione della cecità attraverso una fotografia sovraesposta e ad altissimo contrasto, diluita in una bianco lattiginoso e impreziosita da un uso raffinato dei fuori fuoco nonché da una scenografia che riesce a tradurre in maniera mirabile il paesaggio urbano devastato e trasformato in un'enorme cloaca.

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