Regia di Paolo Pietrangeli vedi scheda film
Qualche anno fa trovai a casa di mio zio questo libretto di cui avevo sempre sentito parlare per l’esplicita franchezza del linguaggio. Allora me lo misi a leggere per curiosità e qualche volta rimasi a bocca aperta per come parlava di sesso senza tanti giri di parole. Proprio non riuscivo ad immaginare mia madre e mio zio intenti a leggere le avventure di Rocco e Antonia, dato che di politica si sono sempre disinteressati e non mi sono mai sembrati questi grandi amanti latini. Al ché scoprii che mio zio aveva un cuore extraparlamentare e al contempo castigava non poche ragazze (rischio di avere cugini illegittimi in ogni angolo della terra). Di mia mamma non voglio sapere niente altrimenti finisco in analisi per una vita.
Tutto questo preambolo serve per far capire che anche un ragazzo del 1991 può trovare qualcosa in un istant book che puzza di sessantotto lontano un miglio. Intendiamoci, il libro non è memorabile, è fin troppo facile e si autocompiace non di rado. Allora perché il film, realizzato qualche anno dopo l’uscita del libro, era così irrimediabilmente datato già all’uscita, senza mordente, senza interesse, senza passione, senza coinvolgimento? Innanzitutto perché dietro c’è un non-regista, Paolo Pietrangeli, colonna sonora di un’epoca contestatrice fino al midollo (Contessa), oggi finito a dirigere i programmi di Maria De Filippi.
Pietrangeli non azzecca una scena, non sa dove mettere la macchina da presa, lascia parlare, parlare, parlare i suoi personaggi con una verbosità noiosa e seccante, non sa essere né volgare né provocatorio ma addirittura edulcorato nonostante il linguaggio superficiale. Gli attori sono da recita scolastica, compreso un pessimo Lou Castel (a sua volta simbolo di una generazione con i pugni in tasca), e si salvano, parzialmente, solo le musiche di Giovanna Marini (altro simbolo). Una cosa da ricordare: il marxismo ai tempi dei Pooh.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta