Regia di Francesco Munzi vedi scheda film
Il secondo lungometraggio di Francesco Munzi, sulla carta aveva un discreto potenziale. Storia d' umana disperazione e d' integrazione con un cast interessante (anche se non mi spiego la scelta di Aurelien Recoing) che avrebbe potuto mettere in scena uno spaccato d'attualità non banale ma che finisce per crollare su sè stesso, vittima di una certa retorica di fondo e di una prevedibilità imperdonabile. Tre vicende parallele che coinvolgono una ricca famiglia annoiata e disfunzionale, la loro domestica rumena legata ad un piccolo malvivente di medesima nazionalità che, a sua volta, collabora con uno sbandato italiano, drogato e depresso per il mancato affidamento del figlio. Lo sfiorarsi delle loro gesta è ben orchestrato da Munzi che si avvale fra l' altro di una fotografia bluastra che incupisce un pò il tutto ma la sceneggiatura è debole, alcuni personaggi del tutto inutili (Valentina Cervi sprecatissima), altri tratteggiati malamente. L' evoluzione della vicenda poi non regala particolari emozioni o sorprese, compreso quel finale che vorrebbe essere ad effetto ma che è semplicemente la soluzione più comoda ed ovvia. Degna conclusione di un' occasione sprecata.
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