Regia di Olivier Assayas vedi scheda film
una casa in campagna. una famiglia. una matriarca. le riunioni familiari. i tre figli. assayas ci regala il suo film "famigliare" e ovviamente ci regala un gran bel film. i suoi lenti movimenti di macchina, la sua attenzione per i dettagli. la cura con cui utilizza la musica per sottolineari particolari momenti emotivi di passaggio. poco o nulla rimarrà indenne dal passaggio del tempo. di sicuro gli esseri umani non sono tra questi, o almeno non lo sono coloro che non appartengono al dominio pubblico. un ricordo destinato a svanire, piano piano come un dipinto che ha bisogno di restauro. helene(una splendida edith scob.... dio come dovrebbero invecchiare certe vecchie dames del cinema)tutto questo lo sa e durante un ritrovo estivo(ormai la grande casa in campagna serve solo alle vacanze)si ritira con il primogenito(berling... attore poco conosciuto da noi, defilato. bell'uomo come lo possono essere i francesi; stropicciati come dopo una notte insonne e adorabili uguale) e gli spiega un pò di cose. di come dovrà comportarsi con la casa. con l'eredità artistica dello zio paul bertier, emerito artista. perchè quella grande casa andrà smembrata e persa. perchè non ha senso voltarsi indietro e guardare qualcosa che è stato e non sarà mai più. i due figli più giovani(binoche e renier)hanno vite altrove, lontano dalla francia e non contemplano di tornare. sono già proiettati lontani e non per negligenza nei confronti di ciò che sono stati, perchè è così e helene lo sa! può essere triste, è comprensibile, ma bisogna avere il coraggio di andare oltre. il pianto di charles berling sull'auto, vero come un dolore sopraggiunto all'improvviso a rischio di fare un incidente con la macchina e la cura e l'affetto con cui assayas si aggira nelle stanze e tra i pezzi d'opera che sono oggetti casalinghi di famiglia, è gioiosamente facile sentire un tocco al cuore. un tuffo nel passato della nipotina mentre sta ricordando intime cose famigliari durante la festa finale nella casa vuota, è come un emozionante ricordo di quando sono stato bambino. e quindi per contraddire ciò che dicevo prima sul ricordo, ma anche forse per ribadirlo(una confusione dovuta al vortice emotivo), gli oggetti della casa esposti al musee d'orsay stanno lì inanimati a raccontarci qualcosa che se ci fossimo transitati davanti come turisti, non avremmo nemmeno visto, se non guardato. un vaso in una teca non è un vaso se non può fungere da vaso e cioè contenendo fiori, anche se quel vaso e un pezzo d'opera di un artista. e così la scrivania, messa lì un pò... così. oggetti pregiati di nessun valore se non per chi li osserva da ex proprietario... in quella vetrinetta c'era l'antiruggine e nella dispensa mamma metteva i giocattoli che i nipotini non guardavano più. un ricordo tale e quale a quello delle persone "normali", destinato a svanire e a rimanere solamente nelle generazioni future di quella famiglia, se mai ce ne saranno. altrimenti sarà una delle tante collezioni confinate in un magazzino per mancanza di spazio espositivo. bello!
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