Regia di Matteo Rovere vedi scheda film
C’è da riflettere un momento prima di bollare questo film come brutto o addirittura indecente. Pur non trattandosi di un’indiscutibile opera d’arte, possiede più di una qualità e spinge a qualche desolata riflessione. E’ infatti vero che esistono oggi adolescenti di “buona “ famiglia assolutamente indifferenti a quanto accade intorno a loro, egocentrici fino all’inverosimile, succubi di ideologie vuote e mode effimere. Perché non parlarne, anche a costo di infastidire qualche benpensante? La vicenda narrata non brilla per originalità, ma mostra realisticamente fino a che punto certi giovani siano capaci di guardare unicamente il proprio ombelico, di pensare esclusivamente al loro divertimento, capaci di camminare su qualsiasi cadavere pur di raggiungere i loro ridicoli obiettivi. Un pregio del film consite poi nell’evitare le recitazioni del genere “fiction televisiva” e nel ricercare alcune soluzioni registiche non prive di abilità. Valgano per tutte le scene di feste e discoteche e quelle che si svolgono nelle aule scolastiche. Scorrono con naturalezza, accompagnate da una colonna sonora adeguata. L’unica perplessità mi è stata suscitata dal ruolo dell’insegnante di liceo che, di fronte alla classica “lolita” provocatrice, crolla come una pera cotta, a dispetto delle sue ingenue e oneste intenzioni. Nel mare di banalità e brutture del cinema italiano di questi ultimi anni, “Un gioco da ragazze” si salva denunciando e raccontando una ben triste realtà.
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