Regia di Pierre Morel vedi scheda film
Magari non spesso ma qualche volta mi è capitato di andare al cinema a vedere un film che sapevo di odiare a priori, proprio per il gusto di demolirlo, quasi alla ricerca di un riscontro. Non ho problemi ad ammettere che si è anche verificato che mi sia ricreduto, maledicendo i miei pregiudizi o l'ìncompletezza delle mie informazioni. Purtroppo non è stato questo uno di quei casi. Io ero deciso a farlo a pezzi questo film, ma mi sono trovato di fronte ad una pellicola talmente intrisa di violenza e di razzismo da suscitare in me più che altro indignazione e sgomento. Dietro tutta l'operazione c'è Luc Besson qui presente alla produzione e alla sceneggiatura. E anche qui c'è qualcosa che non torna: conosciamo bene lo stile (non esattamente "delicato") del cineasta francese, ci è noto il suo approccio rozzo ed elementare a storie e personaggi, questi ultimi spesso dominati da sentimenti tagliati con l'accetta, determinati ad usare metodi sbrigativi e fracassoni pur di raggiungere un obbiettivo. Personaggi talmente "spaccatutto" dal rendere inevitabile una loro lettura in chiave "anche" ironica. Tutto ciò lo sappiamo bene, fa parte del suo mondo (un mondo mentalmente a misura di adolescente immaturo, verrebbe da dire), ma quello che ci sorprende è questo inedito aspetto esplicitamente reazionario che balza fuori evidente da questa sceneggiatura. Sì, perchè questo Bryan, questo ex agente segreto in pensione interpretato goffamente da un legnosissimo Liam Neeson qui al punto più basso della propria carriera artistica, è un personaggio che mette i brividi tanto è razzista, violento e fascista. Come in ogni fiction i personaggi non vivono di vita propria ma sono espressione degli intenti degli sceneggiatori. E dunque Besson ha scritto una storia le cui varie fasi sono estremamente funzionali a rendere sempre più moralmente giustificabili (secondo lui!!) le mosse (torture comprese) del nostro eroe giustiziere. Cioè gli eventi che si susseguono nel film sembrano spingere Neeson ad abbandonare progressivamente ogni forma di ragionevolezza ispirata alla legalità del convivere civile. Intendiamoci: di eroi violenti al cinema ne avevamo visti tanti, basti pensare ai vari Schwarzenegger, anche se in quei casi a fare da contrappeso c'era una ironia latente che compensava il decisionismo granitico dei personaggi. Qui piuttosto il riferimento più plausibile è quello al peggior Charles Bronson, con il quale le analogie non sono poche: anche in quel caso una sceneggiatura complice guidava il giustizialismo irreversibile del protagonista verso la realizzazione finale del meccanismo della vendetta. Poi chiaro che c'era chi si esaltava e chi invece detestava il genere. Ma non dobbiamo dimenticarci che quel tipo di cinema ha fatto il suo tempo, eravamo a cavallo fra i 70 e gli 80, sono passati secoli cinematograficamente parlando, non ha senso riprenderne il modello. Ora, questo regista, tale Pierre Morel, coadiuvato dall'ineffabile Besson, vorrebbe riportare in auge le gesta del "poliziotto-fai-da-te"...e quel che è peggio senz'altro dopo aver fiutato nell'aria il vento xenofobo che sta attraversando l'Europa, mettendo a segno dunque un progetto decisamente becero. Per la prima volta vi invito a vedere un brutto film, perchè vorrei foste tutti consapevoli della malafede facilona e furbetta di un'opera rozza ma certa di cogliere gli umori "di pancia" del pubblico catturandone il consenso. Le nostre vite sono toccate dalle conseguenze di trasformazioni e fenomeni sociali che ci inducono all'insicurezza e all'inquietudine. E allora, sembra dirci Besson, non ci resta che sperare nel moltiplicarsi di personaggi come questo ex poliziotto, gente che spara su ogni cosa che si muove, che spacca il culo a tutti, albanesi, arabi, africani, insomma tutti quei barbari che ci stanno rovinando l'esistenza. E dovreste poi vedere, nel film, questi "barbari" con quale macchiettismo da barzelletta vengono rappresentati. Mentre dall'altra parte c'è la famiglia borghese del poliziotto, tutta bacetti e smancerie, oltretutto con una figlia 17enne che intende conservare il valore della propria verginità...insomma da una parte la bontà e l'ingenuità e dall'altra la malvagità totale. Scusate se lo ripeto: i vecchi film con Charles Bronson già suonavano ridicoli ai loro tempi, ma che bisogno c'era di riesumarne lo spirito e lo stile? Lasciando perdere gli attori di contorno, tutti insignificanti e mediocri, ma che bisogno aveva un attore di vaglia e qualificato come Liam Neeson di piegarsi ad un ruolo che pare scritto da un 15enne ritardato? Aggiungiamo pure dei dialoghi da brivido tanto sono brutti e banali. Il meccanismo "famiglia felice+rapimento+caccia+spaccotutto+ritorno in famiglia" è prevedibile già dai titoli di testa. Andate a vedere questo film. E' ideologicamente aberrante. Ma andateci, giusto per non perdere la capacità di indignarsi. PS: osservatelo bene questo personaggio, mentre spara ad un braccio alla tranquilla moglie di un poliziotto corrotto per farlo "cantare", spara a lei che non c'entra niente per far confessare lui, capito? osservatelo e sputategli idealmente in faccia come ho immaginato di fare io.
Voto: 2
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