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The Strangers

Regia di Bryan Bertino vedi scheda film

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La recensione su The Strangers

di mc 5
8 stelle

Un piccolo film che però, per ogni sincero amante dei "thriller da incubo", non può non divenire un cult. Sappiamo bene che sono diverse le chiavi del terrore, che sono molteplici i modi per creare una situazione che induca lo spettatore all'angoscia e alla tensione, dall'ideare fantasiosi strumenti di tortura (vedi Saw) fino ai consueti insopportabili fantasmi di bambine giapponesi o coreane. Per quanto mi riguarda, una delle situazioni che più mi attraggono è quella del genere "persone sole in casa con là fuori presenze inquietanti che minacciano di entrare". E a questo proposito ricordo con estremo piacere su questo tema un piccolo film di un paio d'anni fa che mi piacque tantissimo, "Vacancy", di cui peraltro mi pare stia per uscire un sequel. E a pensarci bene, la situazione di cui stiamo parlando è una di quelle in cui è più agevole immedesimarsi. Personalmente, quando sono solo in casa, l'idea che più mi inquieta è l'ipotesi che -in piena notte- qualcuno suoni al mio campanello o anche semplicemente faccia squillare il mio telefono: io so che nessuno ha ragionevolmente motivo di cercarmi a quelle ore e dunque se dovesse accadere credo che proverei una specie di tuffo al cuore (ma per fortuna non è mai successo!). Questa è esattamente la situazione in cui si vengono a trovare Kristen e James, i nostri due protagonisti, peraltro già in un momento delicato delle loro esistenze: si tratta di una giovane coppia in crisi, la cui unione è giunta al giro di boa; i due sono molto tesi...lui tenta di ricomporre la situazione, le offre un anello ma lei, mentre domina un clima generale di malinconica rassegnazione, pacatamente lo rifiuta. La coppia è in procinto di trascorrere l'ultima notte insieme, in una casa isolata di campagna di proprietà di lui. A quel punto, si materializza il primo segnale di qualcosa che incombe e che sta per deflagrare. Mentre i due stanno ancora parlando del loro futuro, ecco che in piena notte qualcuno bussa alla porta: si tratta di una "presenza" curiosa, una donna che afferma di andare cercando una certa Tamara. Già si avverte nell'aria qualcosa di strano, di improbabile, la donna insiste a restare davanti alla porta pur avendo la sua domanda avuto esito negativo, il suo modo di fare è misterioso. E già lo spettatore comincia a rigirarsi sulla poltrona e a sperimentare i primi brividi. Piccola parentesi superflua: siamo in una fiction, ovvio quindi sorvolare sulle inverosimiglianze di qualche reazione...per esempio se una tipa (mai vista prima) alle 4 del mattino venisse a bussare alla mia porta chiedendo di una certa Tamara, io credo che dopo averla frettolosamente congedata segnalerei subito l'episodio ai carabinieri, altro che aprire la porta e darle corda!!! Prima di proseguire, citiamo pure i titoli di altri film che (è scontato) vengono in mente fin dalle prima inquadrature: prima di tutto il mitico "Funny games" di Haneke, poi il già citato (e sottovalutato) "Vacancy", e infine il cult "Them" (che però purtroppo non ho visto, dato che da noi non ha ancora avuto una regolare distribuzione nelle sale). A proposito del film di Haneke, qualcosina da dire ce l'avrei. Una corrente di pensiero della critica, peraltro piuttosto vasta, sostiene che, siccome Haneke col suo film ha detto una parola definitiva sull'argomento, sarebbe dunque inopportuno e quasi "sacrilego" per qualunque regista mettere naso nel tema "persone sole in casa minacciate da sadici folli". Perdonatemi, ma a me questa pare una teorìa bizzarra. Fermo restando che Haneke ha sviscerato il soggetto e lo ha rivoltato come un calzino, a me pare tuttavia eccessivo questo eleggere lo stesso Haneke a "suprema autorità in materia" ed incolpare di una sorta di "lesa maestà" chiunque altro osi cimentarsi su questo terreno. Anche perchè, poi, ogni regista ci mette del suo, magari cose che Haneke non ha messo nel suo film perchè probabilmente non gli interessavano. Faccio un esempio concreto. Una delle cose a mio avviso più belle e più riuscite del film di Bertino è l'effetto del "sonoro": i rumori e le musiche. I rumori sono dosati magistralmente e rientrano in una più generale operazione scientifica di costruzione della tensione. E non parlo di cose banali, tipo le porte che cigolano. Ma per capire cosa intendo bisogna vedere il film, anzi "ascoltarlo", e farsi suggestionare dalle emozioni che questi rumori suggeriscono. Ma ancor più efficace si rivela la scelta del commento musicale: nel film vengono impiegati in particolare due brani, in funzione di evidente contrasto con le immagini terrorizzanti rappresentate, molto belli e suggestivi, "Sprout and the bean" e "Mama tried". Il primo è una melodìa delicata e sognante eseguita con l'arpa e cantata da Joanna Newsom con una inquietante voce da bambina, mentre l'altra song è una specie di inno country eseguito da una sorta di gloria nazionale americana, quel Merle Haggard che è considerato la star del country più influente dopo Hank Williams (e di cui su YouTube ho scovato gustosissimi duetti live assieme a Johnny Cash). Ecco, se consideriamo le immagini estremamente tese che scorrono sullo schermo, accompagnate da un motivo country, ci rendiamo conto dell'effetto intelligentemente STRANIANTE delle scelte musicali. E prima di parlare del cast, diamo a Bertino quel che è di Bertino. In molti hanno sottolineato la fortunata e singolare sorte di questa specie di "miracolato" 31enne americano, Bryan Bertino, il quale, in poco tempo, da capoelettricista e tecnico luci quale era, si è trovato a confrontarsi con produttori importanti come quelli della Universal Pictures, che hanno ritenuto opportuno dargli piena fiducia ed affidargli la realizzazione di una sua stessa sceneggiatura. Un lavoro che, fra l'altro, avendo una location fissa e pochissimi attori, ha avuto costi assai contenuti a cui hanno fatto riscontro incassi più che soddisfacenti, per cui, i suddetti produttori fregandosi le mani hanno già autorizzato un sequel. Tralasciamo i tre "killers mascherati", ( pescando fra i quali il gossip ha fatto scintille parlando in lungo e in largo di una dei tre, Gemma Ward, che pare sia una delle fotomodelle più in voga del momento). Liv Tyler è splendidamente GIUNONICA, dotata di forme meravigliose, da schianto. E tutto sommato anche bravina nel rendere il suo impatto con la follìa che la circonda. Quanto a Scott Speedman, che rischia seriamente di essere "oscurato" dalla bellezza imponente della Tyler, lo trovo perfetto in questo ruolo che definirei "fantozziano", nel senso che esprime i tempi e le reazioni da uomo-medio terrorizzato, ma che fa appello -fin che può, perchè poi subentra l'abisso della disperazione rassegnata- a tutto il suo buon senso di "cristo" capitato nella sfiga più nera. Ma dove eravamo rimasti con la narrazione? Ah, sì, la tipa che "chiede di Tamara" alle 4 del mattino...da quel momento in poi per i due fidanzatini non c'è più requia. La "stronza" che aveva bussato alla porta fa parte di un trio di "balordi mascherati" (due donne e un uomo) che hanno deciso di condurre coi nostri Kristen e James un gioco sadico per trascinarli fino allo sfinimento fisico e morale. Anche chi non ha visto il film, può intuire quale incubo si crea fra quelle quattro mura e nel perimetro esterno immediatamente circostante. E con un finale che lascia senza fiato. Da qualche parte ho letto una definizione sintetica di questo film che mi pare azzeccatissima: "thriller adulto". Questo è infatti un film (pur in ambito di intrattenimento) da prendere sul serio. Qui nulla a che fare con gli horror giovanilisti. Qui nulla a che fare coi protagonisti giovanotti palestrati da serial tv. Qui nulla che fare coi popcorn-thriller.
Voto: 9 e 1/2

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