Regia di Patricia Riggen vedi scheda film
Un melodramma in piena regola. Carlitos, un bambino messicano di 9 anni, dopo la morte della nonna decide di attraversare il confine e raggiungere Los Angeles per poter riabbracciare la madre. La misma luna non si (ci) fa mancare nulla: sentimenti forti, rivelazioni improvvise, immigrazione clandestina, il confronto tra classi sociali diverse. Il mancato senso della misura a volte nel genere può diventare anche un elemento di seduzione e lo dimostrano i grandi film di cineasti come Fernández, Gavaldón o il Buñuel messicano. Soltanto che Patricia Riggen ha anche ambizioni autoriali che sfiorano l’autocompiacimento nel modo in cui sembra specchiarsi e ammirarsi in certe inquadrature: la luna di notte, Carlitos che s’immagina il punto di Los Angeles dove la madre gli telefona. Ed è così che scene potenzialmente forti (il ragazzino nascosto in un’auto per poter varcare la frontiera) rischiano di apparire anestetizzate. Tutto a vantaggio invece di primi piani da telenovela dove il dolore per la forzata separazione non è contagioso ma è tutto studiato nei dettagli a tavolino per un cinema da esportazione che avrebbe dovuto colpire con le sue esibite scene-madri. Però gli è andata male.
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