Regia di Juan Antonio Bayona vedi scheda film
A parte la considerazione circa la decisione della casa distributrice sulla necessità di dover per forza dare un titolo in inglese ad una pellicola di genere (sì, perchè "L'orfanatrofio"poteva risultare anche meglio) , viene da chiedersi perchè un film di buon livello come questo esordio di Juan Antonio Bayona, coprodotto tra Spagna e Messico viene presentato a più di un anno dalla sua realizzazione. In controtendenza rispetto alla nuova corrente sanguinaria del cinema dell'orrore che dopo gli exploit di Eli Roth , la saga di "Saw"e altri sembra marcare la nuova linfa vitale dei film paurosi ( anche qui ci sarebbe da discutere, un conto è spaventare, altro è far inorridire) questo "El orfanato" è un lungometraggio che vive di tensione creata su atmosfere, suoni e sensazioni. Come un amico mi ha fatto notare, sia qui che in "1408" e in "The others", del quale il film di Bayona è parente prossimo, i soggetti di questo film toccano un nervo scoperto della psiche umana, il terrore, giustificatissimo, della perdita della progenie, di qualcosa di brutto e inspiegabile, soprattutto,che può strappare un bambino ai suoi genitori. E soggetto e regia giocano principalmente su atmosfere gravide di pathos su quel che può succedere, su suoni senza spiegazione apparente, su quanto la protagonista riesca a calarsi nelle regole che gli ignoti abitanti segreti dell'orfanotrofio le pongono per lasciarla arrivare alla verità. Spesso la platea si agita e non sono pochi gli spettatori che saltano sulla poltrona per gli effetti che il film induce, però se si deve proprio essere franchi, la soluzione a cui il film approda è coerentissima con lo spunto "peterpaniano", ma è piuttosto prevedibile e ricalca troppo da vicino il finale del film con la Kidman. Detto ciò, un buon esempio di cinema sospeso tra thriller paranormale e horror d'atmosfera.
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